MARIA RITA PARSI
Editoriale e Commento

Sono le donne il popolo più perseguitato

Il femminicidio di Aurora, uno dei novantotto nel nostro Paese da inizio anno. Bisogna educare alla conoscenza di se stessi e all’empatia e al rispetto nei confronti degli altri

Aurora, la 13enne morta il 25 ottobre a Piacenza

Aurora, la 13enne morta il 25 ottobre a Piacenza

“Nessuno tocchi Caino!” se, per gelosia, uccide Abele. Ma molti - se non tutti! - dovremmo sentirci indirettamente responsabili, in merito all’ennesima “deficienza-inefficienza” che ha impedito a chi, forse, avrebbe potuto farlo, di intervenire, in tempo. E, così, salvare Aurora! Poiché ben si conoscevano la gelosia di Caino, i suoi comportamenti aggressivi. Non a caso M.C.S, quel piacentino quindicenne, oggi rinchiuso nel carcere per i minori, ha potuto manifestare, fino al limite estremo, il suo grave disagio psicologico senza altro preventivo intervento familiare e social. Ma quanti segnali di allarme vengono quotidianamente ignorati? Bisogna, allora, privilegiare in assoluto la salute mentale. Bisogna educare alla conoscenza di se stessi e all’empatia e al rispetto nei confronti degli altri. Ma, soprattutto, insistere affinché le ragazze prendano coscienza di certi segnali, anche in giovanissima età, di controllo, di possesso, di perversa, criminale affermazione del maschile sul femminile.

Persone che hanno la morte nel cuore e si preparano a darla e, assai spesso, a darsela per l’odio che provano e per l’impotenza e la solitudine che sentono e non sanno affrontare se non ricorrendo ad azioni di distruttivo “narcisismo maligno”. Quel “narcisismo maligno” in mano a chi governa alimenta le ben 59 guerre che infuocano ancora oggi il mondo. E nel nostro Paese, sono 98 i femminicidi dall’inizio di questo 2024, attraversato, più degli altri anni, da guerre e cataclismi naturali. Ma perché, poi, le donne sono il popolo più perseguitato della terra? Perché la colpa è, alla fine e sempre, di Eva? Perché, la madre partorendo ti fa uscire dal Grembo-Paradiso Terrestre. Ovvero, si nasce e si prende, via via, coscienza di quel che prima era sconosciuto ed immerso nel liquido amniotico della non consapevolezza. Eva quella consapevolezza te la dà perché morde la mela dell’albero del Bene e del Male. E, in pratica, il male è che siamo nati e, alla fine, prima o dopo, moriremo. Ed è quel “finire” a dettare i migliori e i peggiori comportamenti umani. È quell’angoscia di morte, madre di tutte le angosce, a determinare, tanti orrori allorquando manca l’amore, l’educazione e la formazione che consentono alla gioia di vivere di avere la meglio sull’angoscia di morte.