MAURO CERRI
Editoriale e Commento
Editoriale

Una gaffe a fin di bene

Immaginate la scena: all'uscita di un grande ospedale – non importa quale – un pensionato seduto sul muretto di marmo attende la moglie alle prese con i tempi lunghi del centro prenotazione. Ne avrà per molto di sicuro. Aspetto un po’ dimesso ma dignitoso, accarezza il barboncino che tiene in braccio. Dalla porta girevole esce un’anziana signora distinta: cappottino, borsetta e permanente voluminosa. Alla vista dell'uomo, gli si avvicina a passo spedito porgendogli una moneta da un euro con un sorriso di plastica. Lui si schermisce, sgrana gli occhi, poi capisce e chiarisce l’equivoco: "Signora, non sono un barbone!". Lei, a quel punto, perde in un attimo tutta la sicurezza mostrata e nasconde la moneta, scusandosi a mitraglia: "Che figuraccia, non intendevo...". Finisse qui, sarebbe una divertente gaffe e basta. Ma l'epilogo della storiella ribalta i rapporti di forza. Come? Il pensionato, nel ribadire di non aver bisogno di elemosina, indica alla benefattrice un banco dove alcuni volontari raccolgono fondi per la ricerca. Lì l’obolo potrebbe servire. E, dulcis in fundo, per evitare la seconda topica nel giro di pochi minuti, la signora aggiunge una banconota da 20 alla monetina. Tutti contenti, alla fine, pure il barboncino che saltella e abbaia. Potremmo chiamarla una figuraccia a fin di bene.