Prima la reunion degli 883 poi la fiera dei vinili al Forum. Chi vuole fare un salto temporale e tornare a vivere il periodo d’oro tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta deve andare ad Assago (il concerto di Max Pezzali & company c’è appena stato; la rassegna sui vecchi Lp è in corso ancora oggi e poi si sposta a Verona). È qui, infatti, che si apre la porta del tempo dove ci si ritrova in un mondo pieno di Fiat Panda o Punto, in una Milano con le metro delle due uniche linee esistenti piene di paninari che tornano da Burghy; e i telefonini esibiti come status symbol sono o dei Nokia da 2 chili di peso, o dei Sip con 5 minuti di autonomia.
I ritorni delle mode e dei gusti dei decenni passati ci sono sempre stati, non sono una novità, ma oggi la nostalgia da lacrima che scende per quel periodo sembra ancora più forte che in passato. Sarà perché gli adolescenti e i ventenni dell’epoca ora sono dei quaranta-cinquantenni molto social, e i social amplificano ogni fenomeno, sarà perché il passato viene quasi sempre idealizzato in qualcosa di idilliaco, sarà che non c’è una spiegazione, eppure su Facebook i gruppi dei nostalgici delle Girelle Motta, del Dolce Forno della Harbert, del Festivalbar o dei Duran Duran, dei Visitor piuttosto che di Twin Peaks, spopolano. “Io negli anni 80 c’ero” ha 985mila iscritti, “La vetrina dei giocattoli anni 80” 109mila, “80 nostalgia” ne ha quasi 11mila, “80 nostalgia dei 90” ne ha più di 5mila.
E tra evocazioni di raccolte premi del Mulino Bianco, Eros Ramazzotti che canta “Terra Promessa”, un’edizione di Festivalbar, Jeeg Robot, Raffaelle Carrà, Lorette Goggi e Jocelyn che presenta Discoring è tutto un florilegio di “me lo ricordo anch’io”, emoticon con le lacrime, foto improbabili con adolescenti brufolosi dalle chiome scolpite dal gel, Timberland ai piedi e zainetti Invicta sulle spalle. Sindrome da Peter Pan, desiderio di fermare il tempo, effetto coperta di Linus fantasticando il ritorno in un’Italia che cresceva economicamente, dove l’Occidente euroamericano si fermava a Trieste e la Cina non era vicina. Una bella bolla in cui rifugiarsi ogni tanto. Bella, però, perché se ne può uscire quando si vuole. A proposito, ma alla fine chi ha ucciso Laura Palmer?