Ma lei com’era vestita? Quanto aveva bevuto? Si era drogata? Nella vita era un tipo disinibito? Quanto tempo ci ha messo a dire no? Hai voglia a fare le battaglie, a convincere le donne a denunciare abusi e molestie, a metter su codici rossi, gialli e blu. Cosa importa tutto questo castello di tutele, se poi una volta in tribunale per valutare se violenza è stata, si spacca il capello solo sulla presunta vittima? La quale può anche sentirsi dire che in venti secondi avrebbe avuto tutto il tempo per dileguarsi. Peccato che in queste situazioni – chi ha subito abusi e molestie lo sa bene – la prima reazione in genere sia la paralisi.
È, ricorderete, il caso della hostess Barbara D’Astolto, che ha denunciato un sindacalista poi assolto. C’è però una svolta che fa ben sperare: il sostituto pg di Milano ha fatto ricorso in Cassazione. Perché, scrive, non si può "far dipendere la sussistenza" della violenza sessuale "dal tempo di reazione'" della vittima, né stabilire che "un atto sessuale protrattosi per un periodo di tempo pari a 20 o, al massimo, 30 secondi esuli" dalla contestazione di abusi. Dunque, se il sindacalista è innocente, la motivazione deve essere un’altra.