Sono più di una ogni due giorni. Italiane soprattutto, 134 in tutto, poi 5 peruviane, 4 marocchine e altrettante romene e della Costa d’Avorio, due originarie della Tunisia e dell’Ucraina, le altre dell’Albania del Burkina Faso, della Nigerua, della Svizzera, Cuba, Germania, Pakistan, Repubblica Dominicana, Senegal, Kenya e Filippine. Quattro di loro sono ragazzine che hanno meno di 16 anni. La maggior parte delle volte l’orco che le ha costrette a correre in Pronto soccorso o sulle proprie gambe o trasferite in ambulanza, è il marito, il compagno, il fidanzato, a volte il padre o un familiare, quasi mai un estraneo. I numeri della violenza contro le donne sono in crescita: in tutto il 2023 sono state 216 a bussare alle porte dei Pronto soccorso, 189 nel 2022, 184 nel 2021. In meno di 4 anni quasi 800 donne sono state assistite nei reparti di emergenza e urgenza degli ospedali lecchesi perché vittime di violenza. Oltre alla costanze che ad aggredirle sono stati quanti sostengono di amarle, l’altro comune denominatore è la stragrande maggioranza di loro sono italiane. Non ci sono solo le statistiche degli accessi in Pronto soccorso a testimoniare il fenomeno, ci sono pure le sentenze di condanna pronunciate dai giudici del tribunale di Lecco per violenza sessuale, che sono più di una al mese.
“Conoscenza e consapevolezza collettiva sono gli strumenti necessari per incrementare l’attenzione sul tema della violenza di genere – spiega Gianluca Peschi, direttore socio sanitario dell’Asst della provincia di Lecco -. È cruciale non solo esprimere un dissenso chiaro verso la violenza, ma anche intraprendere azioni concrete per evitarla, offrire supporto alle sue vittime ed educare all’affettività e alle differenze anche di genere”.