Merate, 18 ottobre 2012 - Contestazioni e anche qualche fischio l’altra sera per il sindaco leghista di Merate Andrea Ambrogio Robbiani. A criticare platealmente il primo cittadino sono state le cinquecento persone che hanno partecipato all’incontro dal tema «Mafia e politica» che si è svolto presso l’aula magna del liceo scientifico Maria Gaetana Agnesi nell’ambito del Progetto legaliyà 2012, che ha visto sul palco del relatori niente meno che il sociologo Nando Dalla Chiesa.
Ma non solo, perchè accanto all’ospite si è accomodato in cattedra anche il docente universitario Stefano Bruno Galli. Ed è stata proprio la presenza di quest’ultimo, pensatore schierato con la Lega Nord, a innescare le polemiche.
La sua partecipazione infatti non era prevista al convegno, ma da Palazzo Tettamanti si sono impuntati con gli organizzatori dell’evento pretendendo di fatto un «contraltare» al più rinomato personaggio, evidentemente ritenuto troppo schierato a sinistra dagli amministratori locali di centrodestra.
Il retroscena è stato svelato dallo stesso giudice di Monza Piero Calabrò, uno degli ideatori dell’iniziativa. «Parlare dei rapporti tra mafia e politica anche unilateralmente vede ognuno come portatore delle sue idee - ha commentato senza mezzi termini e visibilmente contrariato il magistrato - Il problema vero sarebbe non averle le idee. In questa Brianza che ha dormito sonni tranquilli si sta abbattendo un vero ciclone. La tirata d’orecchie però la devo fare al sindaco.
Nando Dalla Chiesa è scrittore, professore e incidentalmente parlamentare. Mi è sembrato che questa scelta abbia un po’ spiazzato l’Amministrazione comunale. Sembrava quasi che questa scelta potesse essere unilaterale e condizionare in modo negativo, e non vedo perché, il dibattito. Scegliere persone che sono portatrici di idee non solo è giusto ma è anche opportuno. Il problema sarebbe portare gente che non ha idee».
Il sindaco ha cercato di replicare all’obiezione, ma dalla sala si è levato un coro di proteste. «Io posso dire la mia perché questo non è un tribunale, ho ascoltato tutti, se non altro come padrone di casa anche se sono in un istituto», ha protestato nuovamente Robbiani, suscitando tuttavia ulteriori rimostranze, dato che l’appuntamento si è svolto in una scuola. Ma lui ha insistito ancora: «Sono solo sindaco, sono stato eletto; allora bisognerebbe parlare anche dell’elezione dei magistrati visto quello che fanno e vorrei ricordare che c’è stato anche un magistrato che si è dimenticato di scrivere le motivazioni della sentenza e il mafioso è uscito». Molti allora hanno deciso di abbandonare definitivamente l’aula.
di Daniele De Salvo
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