DANIELE DE SALVO
Cronaca

Dorio dice addio alla partigiana Carla: “Era orgogliosa della sua giovinezza nella Resistenza”

Nel 1944, a quindici anni, Roi era diventata staffetta tra lago e montagne portando messaggi, viveri, armi ed esplosivi. È morta a Gravedona, aveva appena compiuto 96 anni

Carla Roi aveva compiuto da poco 96 anni

Carla Roi aveva compiuto da poco 96 anni

Dorio (Lecco) – Gli ordini da trasmettere scritti a mano nascosti nell’orlo della gonna. Ma anche viveri e medicinali. All’occorrenza armi e esplosivi. La ricetrasmittente per comunicare in codice. Le mappe e le carte con i dettagli delle operazioni segrete da cui dipendevano la vita e la morte di centinaia di combattenti per la libertà. Poi l’arresto per due giorni e il rischio di essere uccisa con una raffica di mitraglia. Carla avrebbe potuto essere la protagonista di un libro neorealista sulla Resistenza, come “L’Agnese va a morire”, o di un film come “Roma città aperta”.

Carla la storia della Resistenza ha contribuito a scriverla in prima persona, in sella alla sua bici, in treno, di corsa a piedi, a dorso di mulo, avanti e indietro tra Dorio, sul lago, e le montagne di Lecco, della Valvarrone e della Valtellina, come staffetta partigiana, quando era appena una ragazzina. Carla Roi, 96 anni compiuti lunedì scorso, era una delle ultime partigiane ancora in vita. È morta l’altro ieri, in ospedale a Gravedona, dove era ricoverata. “Era nata a Dervio ma ha trascorso l’intera esistenza a Dorio. Nel maggio del 1944, poco più che quindicenne, entrò nella 55esima Fratelli Rosselli come collegatrice. Muovendosi in bicicletta e usando come copertura parenti che risiedevano a Morbegno, partecipò alle attività partigiane tra Bassa Valtellina, Alto Lario e Valvarrone”, spiegano dall’Anpi provinciale.

Faceva parte parte della Brigata Rocciatoro di Riccardo Cassin e aiutava i partigiani di Federigo Giordano, il comandante Gek per tutti, e delle formazioni guidate dal comandante Bruno Bartesaghi e dal commissario Bruno Gorrifredi, nome di battaglia Dick. “Io sono mattocca”, cioè matta, ripeteva spesso, ridendo e quasi scusandosi di essere la persona che era: dritta, forte, risoluta, anticonvenzionale. Non ha mai perso il coraggio della ragazzina che trasportava ordini ed esplosivi.

“Era orgogliosa della sua giovinezza da resistente, ma con lo scorrere rapido del tempo della vecchiaia mostrava più interesse per una visita, una canzone, una caramella, una stretta di mano, piuttosto che per un pubblico onore”, la ricordano gli amici. Il funerale di Carla verrà celebrato oggi alle 15 nella chiesa di Dorio.