Lecco - Oscillano molto lentamente e pervadono ogni angolo dell’universo con un ritmo regolare che ricorda quello di un respiro: sono le nuove onde gravitazionali a bassissima frequenza e ultra-lunghe, scoperte grazie a osservazioni indipendenti fatte dai più potenti radiotelescopi in tutto il mondo.
È una scoperta senza precedenti, preludio per svelare, magari un giorno non troppo lontano, i segreti dell’universo, della sua evoluzione, delle galassie che lo popolano, dello spazio e del tempo, come previsto da Albert Einstein più di un secolo fa. Una rivoluzione copernicana nel campo dell’osservazione scientifica.
“Per la prima volta abbiamo sentito l’ampio, lento respiro dell’universo", annuncia Alberto Sesana, ricercatore originario di Lecco, che insegna Astrofisica all’Università di Milano–Bicocca, e che fa parte del team di cervelloni dell’European Pulsar Timing Array. Nei giorni scorsi gli scienziati europei, in collaborazione con Indian Pulsar Timing Array Experiment, hanno pubblicato i risultati di oltre 25 anni di osservazioni effettuate da sei dei radiotelescopi più sensibili del mondo. Sono risultati sorprendenti, che promettono di condurre a scoperte senza precedenti, perché per la prima volta appunto è stato possibile ascoltare il respiro del cosmo, grazie alle osservazioni degli impulsi estremamente regolari provenienti da stelle morte: "Abbiamo osservato questo fenomeno andando a monitorare le Pulsar, che hanno una massa pari circa a quella del Sole ma un raggio di una decina chilometri. Grazie alla regolarità dei loro segnali è stato possibile misurare il piccolissimo respiro dello spazio all’interno della nostra galassia che pensiamo sia prodotto da onde gravitazionali che provengano da sorgenti astrofisiche molto lontane. L’insieme di dati è straordinariamente lungo e denso e ha permesso di ampliare la finestra di frequenza in cui possiamo osservare le onde gravitazionali permettendo una migliore comprensione della fisica delle galassie che si fondono e dei buchi neri supermassicci che esse ospitano", spiega Alberto Sesana, che, dopo essersi laureato all’Università dell’Insubria nel 2003 e aver conseguito il dottorato nel 2007, ha lavorato all’Università di Birmingham, della Pensilvania e all’Albert Einstein Institute a Potsdam in Germania.
“Queste onde gravitazionali a bassissima frequenza sono delle compressioni dello spazio", prosegue il ricercatore lecchese, che dirige il gruppo B Massive di una decina di scienziati della Bicocca, una delle 11 istituzioni europee che compongono l’European Pulsar Timing Array. E ancora: "Quando passa un’onda gravitazionale, lo spazio si dilata e si comprime. Bisogna quindi immaginare questo lento respiro dell’universo dove lo spazio si dilata e si comprime su tempi in scala di anni. Pensiamo che questo respiro sia prodotto da onde gravitazionali che provengono da sorgenti astrofisiche lontane".
È veramente l’alba di una nuova era nell’esplorazione dell’universo. "Noi riteniamo che stiamo osservando la danza di una popolazione cosmica di buchi neri supermassicci binari che distorcono la spazio in una dilatazione che propaga come un’onda", espone la propria teoria l’astrofisico, che non può però escludere che i segnali, come sostengono altri, possano arrivare dai primi vagiti dell’universo, subito dopo il Big Bang, quando tutto è cominciato.