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Grazie alle riprese aeree è stato possibile scegliere il percorso migliore
Paolo semisepolto. Accanto a pochi metri di distanza, Cristian, completamente sommerso nella neve. Li hanno trovati così, uno vicino all’altro. Ieri pomeriggio i soccorritori del Soccorso alpino sono riusciti a raggiungere e recuperare i corpi di Paolo Belazzi e Cristian Mauri, i due escursionisti brianzoli di 48 anni, di Cambiago il primo e di Vimercate il secondo, che sabato scorso sono morti in Grignetta. Erano nella parte alta del canale Caimi, un canalone di traverso tra i piedi e la cima sul versante sud della montagna, dove già lunedì era stato individuato il corpo di Paolo. I tecnici del Soccorso alpino della stazione di Lecco e della Valsassina li hanno raggiunti a piedi, salendo dal basso, poiché le nuvole non consentivano un intervento in elicottero. È stata una corsa contro il tempo per approfittare del terreno finalmente praticabile. "Abbiamo valutato la situazione con una ricognizione con il nostro drone da soccorso e salvataggio per essere certi delle condizioni di relativa sicurezza", spiega Christian Vergottini, vice delegato vicario della XIX Delegazione Lariana, che ha coordinato le operazioni dalla centrale operativa del Bione. Grazie alle riprese aeree è stato possibile scegliere il percorso migliore, individuare i passaggi critici e i punti da evitare e soprattutto accertare che il rischio di valanghe e distacchi di neve era ridotto rispetto ai giorni precedenti. Prima è stato recuperato uno, poi l’altro, entrambi con la barella sked, una barella semirigida molto leggera che scivola agevolmente sulla neve, proprio per fare il più in fretta possibile e riportare a valle sia Paolo che Cristian. Ad attenderli Elisa, moglie di Cristian, i familiari e gli amici. I corpi dei due amici e colleghi di lavoro non si trovavano in un punto particolarmente ripido. Cosa sia accaduto lassù non si sa, probabilmente non lo si scoprirà mai, solo loro avrebbero potuto raccontarlo: si presume siano precipitati nel vuoto dopo il cedimento di una cornice di neve. "Ringrazio tutti i soccorritori che hanno partecipato in questi giorni alle operazioni, in condizioni meteorologiche e ambientali molto complesse. Esprimo inoltre la nostra vicinanza ai familiari dei due escursionisti", sono le parole di Marco Anemoli, capodelegazione della XIX Lariana, che di inutili discussioni su una tragedia che forse si sarebbe potuta evitate oppure no, non ne vuole proprio sapere. "È successo, in montagna capita – zittisce gli esperti social da tastiera -. Non sta a noi giudicare. Il nostro compito è soccorrere chi ha bisogno e riportare tutti a casa".