
Un presidio davanti al complesso industraiel ex Leuci di Lecco
Lecco – Dicevano loro che l’amianto li proteggeva. Invece li uccideva. Non subito, ma lentamente, a distanza di anni, come un killer silenzioso e paziente, il cui nome è mesotelioma, un tumore che colpisce chi è stato esposto appunto all’amianto. Ventidue operai della ex Leuci di Lecco, la storica fabbrica di lampadine di Lecco, fondata nel 1919 e chiusa nel 2014, hanno trascinato in tribunale i vertici dell’Inps per ottenere i benefici contributivi a titolo di risarcimento per aver lavorato in un ambiente infestato dall’amianto, che era ovunque, nelle coperture dei capannoni, nei rivestimenti dei condotti, nel materiale che trattavano, nei vestiti ignifughi che indossavano.
Le legge
Lo prevede una legge del 1992 per quanti sono stati esposti ai limiti delle 100 fibre di amianto per litro d’aria: eppure sono obbligati a una battaglia legale con i funzionari di uno Stato che da una parte riconosce un diritto e dall’altro lo nega. I 22 non sono soli: sono assistiti da Cinzia Manzoni, presidente del Gam, il Gruppo aiuto mesotelioma, fondato nel 2014 affinché a sempre meno persone sia riservata la sorte purtroppo capitata a suo papà Angelo, scomparso per un tumore della pleure dovuto all’esposizione all’amianto, dall’avvocato Roberto Molteni e dal medico legale Edoardo Bai.
La strada sembra per fortuna spianata, perché già tre loro ex colleghi hanno vinto, come altri tre operai della ex Costareil, le officine ferroviarie di Costa Masnaga. È proprio Cinzia Manzoni a comunicare la vertenza legale in corso, in occasione della Giornata mondiale della vittime dell’amianto celebrata ieri. “Nonostante l’impegno di tutti noi volontari, ci rendiamo conto che spesso queste vittime vengono dimenticate – spiega la presidente del Gam –. Forse per i familiari troppo dolore, forse vergogna, forse per gli altri un argomento ancora molto scomodo”. In base agli ultimi dati, solo in provincia di Lecco in 7 anni sono stati accertati 187 casi di mesotelioma. “Queste fibre killer silenziose continuano la loro corsa nell’aria e a colpire – avverte –. Se si continuerà ad ignorare il problema, purtroppo le future vittime saranno i comuni cittadini e i più giovani a causa dell’esposizione ambientale e non più lavorativa”.