ANDREA MORLEO
Cronaca

Lecco, Andrea Oriana tenta la traversata a nuoto della Manica

A 45 anni l’ex campione di nuoto ci prova. Trentasette anni fa l'impresa realizzata da un altro lecchese, il “Caimano” Leo Callone

LA PREPARAZIONE Andrea Oriana durante i mesi di allenamento svolti insieme al suo staff; qui sotto da sinistra Gabriele Poli, che si occupa dell’immagine, il preparatore Riccardo Pezzotta e l’allenatore Matteo Lugo

Lecco, 12 agosto 2018 - Andrea Oriana ha un sogno, attraversare la Manica. Dopo una vita di bracciate in vasca, quindici titoli italiani nei 100 e 200 farfalla e la partecipazione alle Olimpiadi di Atlanta ‘96, a quarantacinque anni ha deciso abbandonare il rassicurante rettangolo di una piscina e immergersi nelle acque fredde e minacciose di quella che al mondo è conosciuta come “l’Everest del nuoto”. Oggi è partito per Dover insieme al suo team - Matteo Lugo (allenatore), Marcello Vendramin nutrizionista), Riccardo Pezzotta (peraparatore atletico), Jimmi Fascina (ipnologo) e la moglie Cinzia Isella - per prepararsi al tentativo previsto nella settimana dal 18 al 25 agosto. L’obiettivo è di migliorare anche il record italiano detenuto da Thomas Ladurner che il 13 agosto 2012 ci mise undici ore e quattro minuti.

«È un'impresa che ho sempre avuto in testa anche sentendo i racconti leggendari dell’amico Leo Callone, che ce la fece quasi quarant’anni fa. Negli ultimi tempi ho pensato che fosse un bel modo per lanciare la mia attività di mental-coach intrapresa da sei anni. Una volta smessa l’attività agonistica, ho cominciato ad allenare e ho visto che avevo un certo ascendente sui ragazzi: sapevo capirli, motivarli nel lavoro come ha fatto per anni con me Vittorio Anghileri in un ambiente, alla Canottieri Lecco, dove il professionismo era ancora molto lontano. Oggi invece gli atleti si allenano tutti allo stesso modo, la differenza la fanno soprattutto gli stimoli, la capacità di gestire le emozioni, l’autostima. La testa insomma». E di testa che ne sarà bisogno molta per affrontare i 34 chilometri che separano le coste inglesi da quelle francesi, un tratto di mare di acque fredde (la media è intorno ai 16 gradi) solcate da correnti e maree che possono giocare brutti scherzi.

«La temperatura dell’acqua e le maree sono i due più grossi problemi da affrontare. Per il primo mi sono preparato a dovere: innanzitutto ho aumentato il mio peso di circa dieci chili per resistere meglio al freddo e poi mi sono allenato nel lago di Poschiavo, in Svizzera, dove ho nuotato per oltre 7 ore a oltre mille metri di altitudine per simulare le condizioni che troverò. Il resto lo farà il leggero grasso di balena che mi metterò addosso perchè nella traversata della Manica è vietato l’uso della muta: si parte con il costume e stop». La preparazione di Andrea è iniziata lo scorso gennaio «con allenamenti incentrati soprattutto sulla resistenza aerobica: ho percorso una media di 40-45 chilometri alla settimana con punte da 60, anche se una volta mi sono spinto addirittura a cento. Mi sono imposto di tenere un ritmo di almeno 1’20’’ per ogni cento metri percorsi: solo così riuscirò a stare sotto le dieci ore. E l’alimentazione? Userò integratori energetici che mi passeranno dalla barca ogni 15-20 minuti».

Maree e correnti atlantiche sono l’altra questione da tenere d’occhio sono le correnti atlantiche e le maree, che possono davvero scompaginare tutti i programmi. «Sarà fondamentale avere la marea bassa a favore e secondo i calcoli del mio team, i quarti di luna favorevoli saranno compresi tra il 18 e il 20. L’alta marea al contrario ti costringe a fare molti più chilometri come è accaduto a Leo durante il suo tentativo».

Un fil rouge quello che lega Andrea e Leo Callone, il Caimano del Lario che la Manica se l’è messa in tasca nell’agosto 1981 con un record che ha resistito per venticinque anni «Sono contento di questa coincidenza, potrebbe essere un bel passaggio di testimone da un amico che è stato fonte di grande ispirazione». Da oggi Andrea è a Dover per immergersi nel clima della Manica. Dalle bianche scogliere scruterà l’orizzonte in direzione Calais. Quando arriverà l’ok del responsabile della barca ufficiale della Channel Swimming&Piloting Federation, si butterà in acqua. Da quel momento sarà lui solo con il suo sogno da realizzare.