Merate, 21 febbraio 2023 - Sono uscite dalla porta principale, per rientrare pochi mesi dopo da quella di servizio, ricominciando a svolgere il mestiere di prima, ma con un diverso stipendio. Due dottoresse di ruolo che lavoravano all’ospedale di Merate, nel Lecchese, si sono dimesse lo scorso settembre, salvo essere nuovamente reclutate nei giorni scorsi come libere professioniste a 80 euro lordi all’ora, 960 per ogni turno, il triplo della paga di un medico ospedaliero assunto in pianta stabile. È la porta girevole della sanità pubblica lombarda, da cui, specie dopo aver combattuto in prima linea contro il Covid, se ne vanno quotidianamente medici frustrati da turni massacranti e stipendi ridotti, che poi però la rimboccano in direzione opposta, con incarchi a partita Iva o tramite cooperative e società interinali, e soprattutto compensi molto più alti perché non si trovano rimpiazzi nemmeno a offrire un posto fisso.
L’ultimo caso è quello di due anestesiste di 36 e 37 anni che fino a cinque mesi fa erano assunte nel reparto di Anestesia e rianimazione del San Leopoldo Mandic. Sono specializzate in anestesia locale plessica, ma dovevano assistere anche i pazienti ricoverati in Terapia intensiva: nonostante il posto fisso e uno stipendio garantito, con ferie e malattie pagate, si sono dimesse per trasferirsi altrove, come molti colleghi che abbandonano le corsie e gli ambulatori della sanità pubblica lecchese a un ritmo di uno e mezzo al giorno.
A gennaio sono state tuttavia invitate a partecipare a un "un avviso di selezione per il conferimento di un incarico libero-professionale per lo svolgimento di attività sanitaria finalizzata all’abbattimento delle liste d’attesa della struttura di Anestesia e rianimazione di Merate dell’Asst di Lecco", si legge nella delibera firmata dal direttore generale della sanità lecchese Paolo Favini. Con due anestesisti in meno le camere operatorie funzionano infatti a scartamento ridotto e gli interventi programmati si trascinano per mesi. Sono state arruolate entrambe: si occuperanno della loro specialità, a cui avevano chiesto di dedicarsi prima di congedarsi senza essere accontentate. La parcella è di 80 euro lordi all’ora, molto di più di quanto incassano i medici ospedalieri dipendenti, che non possono scegliere quando né come lavorare. Succede lo stesso al Pronto soccorso, appaltato quasi interamente a camici bianchi di società esterne per tenerlo aperto, perché quasi tutti i medici di ruolo se ne sono andati.