DANIELE DE SALVO
Cronaca

A Barzio la missione dello storico Augusto Amanti: svelare l’identità del soldato alleato morto nel ’45

Le tracce portano all’estero. “Probabilmente era un prigioniero di guerra fuggito dal campo di Grumello al Piano dopo l’armistizio”

Il viaggio in treno del milite ignoto da Aquileia a Roma nel 1921. A sinistra lo storico Augusto Amanti

Il viaggio in treno del milite ignoto da Aquileia a Roma nel 1921. A sinistra lo storico Augusto Amanti

Barzio (Lecco) – Una degna sepoltura sempre curata, una lapide, un sintetico epitaffio, una data generica e null’altro. È la tomba semisconosciuta del milite ignoto della Valsassina. Si trova in un angolo remoto del cimitero di Barzio. Come si chiamasse quel milite senza nome e senza storia, quale divisa indossasse, da dove arrivasse, quando, dove e come sia morto non si sa. Vorrebbe scoprirlo e raccontarlo Augusto Giuseppe Amanti, 77 anni, vicepresidente dell’Anpi della Valsassina e storico locale. “Soldato alleato morto nel 1945”, recita solo l’epigrafe. Spulciando gli archivi municipali risulta arrivasse dalla Valtorta e che sia stato seppellito il 16 luglio del ‘45.

“Probabilmente era un soldato alleato evaso dal campo di prigionia di Grumello al Piano o nei diversi distaccamenti di lavori forzati della zona dove venivano internati i prigionieri di guerra - spiega Beppe -. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ‘43 molti di loro riuscirono a scappare, in diversi casi con la complicità di ufficiali fascisti non allineati ai gerarchi”.

Da lì ha poi forse riparato tra la Valsassina e la Valtorta appunto, nella speranza di poter proseguire e trovare salvezza in Svizzera. “Insieme ad un professore, consultando telematicamente i documenti conservati in un archivio a Washington, abbiamo appreso che tanti in Valsassina hanno nascosto soldati alleati e li hanno aiutati a raggiungere la Svizzera – rivela Beppe -. Lo hanno fatto a rischio di essere fucilati, condividendo quel poco che avevano. Tra quanti hanno aiutato i soldati alleati c’era anche il fratello di mio nonno. Molti di loro successivamente, a guerra finita, sono stati premiati con onorificenze, oppure risarciti economicamente. Abbiamo rintracciato già una ventina di eredi di questi eroi silenziosi”.

Magari il milite ignoto della Valsassina era proprio uno di quei soldati aiutati dai valsassinesi. E magari da qualche parte in America, Australia, Francia, Inghilterra, Russia o in uni dei Paese Alleati, c’è chi vorrebbe conoscere la sorte di un padre o di un nonno partito per liberare gli italiani dai nazifascisti e mai più tornato a casa, che potrebbe essere proprio il “soldato alleato morto nel 1945” ancora senza un nome e senza una storia.