Lecco – Una parete verticale di 15 metri in meno di 7 secondi, tensione alla stelle, una pressione psicologica enorme. Sbagliare non è contemplato, bisogna essere perfetti. Dopo lo start è un’esplosione nella quale ci si gioca tutto e arrivare al “top“ davanti all’avversaria è pura adrenalina. Beatrice Colli, 19 anni, di Colico cresciuta a Lecco, capitale dell’alpinismo e dell’arrampicata, è una delle 14 atlete al mondo che gareggeranno nella categoria “speed” dell’arrampicata alle Olimpiadi di Parigi.
Beatrice che fa parte delle Fiamme Oro ha strappato il pass a giugno. Dopo anni di dedizione l’ingresso ai Giochi non era scontato per l’atleta cresciuta nel Gruppo sportivo dei Ragni di Lecco che ha dovuto contare molto su una grande forza di volontà per superare tanti ostacoli, a partire dall’assenza di strutture adeguate che l’ha costretta a fare i salti mortali per restare fra le prime al mondo. "È stato come qualificarsi per i cento metri allenandosi su una pista di sabbia", commenta Fabio Palma, il suo allenatore che già in tempi non sospetti aveva creduto nel grande potenziale di Beatrice.
"Ancora faccio fatica a realizzare che mi sono guadagnata l’accesso alle Olimpiadi, ho fatto due gare che sicuro non rispecchiano la mia forma fisica. Faccio fatica a capire come io sia riuscita. Ogni tanto ci penso e devo cercare di capirla", racconta Beatrice prima della partenza per Parigi. Mesi fa sembrava proprio che ci fossero pochissime chances. Una parete durissima da scalare. Solo 14 posti in tutto il mondo, due per nazione. La professionalità e la responsabilità di Beatrice hanno fatto la differenza. A febbraio quando ha sfondato la barriera dei 7 secondi ci ha creduto ancora di più, anche se gli ultimi mesi sono stati durissimi.
Ora però è scattato qualcosa: "Nelle ultime gare che ho fatto la pressione era diversa. Non avevo più questa questione di vita e di morte. Volevo fare bene, con la pressione e l’adrenalina nelle gare ora mi accendo. Più si fanno gare e più si cresce. Fino a qualche mese fa ero un’altra persona. Ora ho capito e sono felice. Non posso dire di poter replicare questo atteggiamento in tutte le competizioni, ma è già cambiato molto". L’allenamento per la speed è estenuante. Una disciplina di grande tensione, ogni volta è come una finale dei cento metri.
"Voglio solo che arrivi quel giorno. Sono stanca di allenarmi e andare in giro a cercare strutture adeguate - si sfoga Beatrice -. Devo sempre macinare i chilometri per trovare strutture adeguate e fare affidamento su chi mi porta in giro. Devo ringraziare chi mi aiuta, è stato estenuante". "Ho sempre avuto una grande fiducia in lei - spiega l’allenatore Fabio Palma -. Ha tenuto duro e negli ultimi mesi ho assistito a qualcosa di eccezionale. Tutte le sue rivali avevano a disposizione strutture importanti. Noi eravamo senza una un centro federale, senza una struttura a Lecco e senza compagne di allenamento. Quello che ha fatto è ancora più grande. Ci ha aiutato il Politecnico ma ci siamo anche inventati protocolli di allenamento tutti nostri".