
Stefania Riva, Silvana Beri, Giorgia Menozzi e Alessia Arnoldi
Bosisio Parini (Lecco), 14 maggio 2017 - Per tutte e quattro era come una famiglia, «La Nostra Famiglia»: oltre dieci anni di lavoro nell’istituto scientifico ‘Eugenio Medea’, sotto l’ala dell’associazione di Bosisio Parini, poi la doccia gelata: le quattro ricercatrici si sono trovate a casa. E non è colpa della crisi e dei tagli alla ricerca. «I fondi ci sono. Continuano ad assumere», ricordano. Giorgia Menozzi, ricercatrice e tecnico informatico, ha lavorato lì per 15 anni: «Nella ricerca siamo abituate a non avere sicurezza, firmavamo contratti anno per anno, anche di nove mesi, co-co-pro, borse, contratti a progetto, ma si lavorava», racconta. Poi tre anni fa si sono trovate davanti a un bivio. «Non avrebbero più potuto farci contratti a tempo determinato ma avrebbero dovuto stabilizzarci – spiega – ma a tutte e quattro è stato chiesto di firmare un accordo sindacale per poi ottenere un contratto di tre anni. Ci sembrava un aut-aut ma eravamo convinte che ci avrebbero riconfermato. Confidavamo nella buona fede, nel reciproco rispetto e nella nostra evidente utilità».
Arriva settembre e il cielo si fa più grigio. A dicembre l’addio. Nella stessa area di ricerca e nella stessa condizione Silvana Beri, assistente biologo, alla Nostra Famiglia dal 2004, e Alessia Arnoldi, stesso incarico, a Bosisio dal 2005. Solo Stefania Riva, tecnico di laboratorio dal 2003, in questi mesi sta ancora lavorando: «Ma so la fine che mi aspetta: a ottobre sarò a casa anch’io. Ed è difficile lavorare così», ricorda. Quando le hanno fatto firmare l’accordo era incinta; così, maternità non coperta – grande classico per le borse di ricerca - le hanno fatto recuperare i nove mesi.
«Quello che fa più rabbia è che, nonostante i fondi ci siano e siano stati stanziati, la direzione amministrativa non abbia voluto confermare le persone – ricorda Giorgia -. Per coprire la mia posizione sono state aperte le procedure per due borse di studio». «Hanno deciso di risparmiare su persone che erano qui da una vita e che lavoravano bene nonostante la loro “missione etica”. Se non fossimo state utili o non ci fossero stati fondi avremmo capito; è un brutto periodo per cercare lavoro, ma te ne fai una ragione. In questo modo no». Così è partita una battaglia sindacale e legale per impugnare la fine del rapporto.