DANIELE DE SALVO
Cronaca

Carlo Gilardi, parla l’amico: “In Rsa stava bene e detestava chi protestava per la sua liberazione”

Airuno, Luigi Gasparini della coop Solleva è andato a trovarlo fino all’ultimo: “All’inizio del ricovero si lamentava, ma poi ha capito che non poteva starsene per proprio conto”

Carlo Gilardi, il prof morto a 92 anni e l'amico Luigi Gasparini

Carlo Gilardi, il prof morto a 92 anni e l'amico Luigi Gasparini

Airuno (Lecco) – “Certo, nessuno vuole andare in un ospizio, ma per Carlo la Rsa era la sua nuova casa. Si trovava a proprio agio, era trattato bene da tutti, aveva messo su dieci chili e si teneva in ordine, non come quando stava da solo, abbandonato a se stesso e in balia di chi se ne approfittava. Non si è mai sentito un prigioniero, anzi. Semmai detestava quanti protestavano per la sua liberazione e irrompevano in camera sua spaventandolo a morte. Non li conosceva, tranne un’ex vicina e sosteneva che che se ne avesse avuto bisogno si sarebbe difeso da sé".

Luigi Gasparini amico da anni del professor Carlo Gilardi
Luigi Gasparini amico da anni del professor Carlo Gilardi

A spazzare via in poche battute i 35 mesi e 22 giorni di polemiche e accuse e ripristinare la verità sul ricovero coatto del professor Carlo Gilardi, morto domenica alla vigilia dei 93 anni che avrebbe compiuto il 4 dicembre, all’hospice Il Nespolo della sua Airuno, è l’amico di lunga data Luigi Gasparini, presidente della coop Solleva, l’unico che gli è rimasto sempre accanto sino alla fine e che è sempre andato a trovarlo almeno un paio di volte a settima.

"Non è vero che ha vissuto male l’ultimo periodo della sua esistenza – racconta Luigi -. Era curato, coccolato, gli piaceva la compagnia degli altri ospiti della Casa di riposo e ha sempre apprezzato gli operatori che lo assistevano. Ovviamente all’inizio si lamentava, poi ha realizzato che non sussistevano le condizioni igienico e sanitarie e di sicurezza per starsene per proprio conto, perché era lasciato in una situazione pazzesca".

Non solo perché la sua abitazione era diventata un porcile in cui era alla mercé di chiunque, ma anche per chi gli girava attorno a caccia di soldi. "Più volte mi ha confidato prima di essere allontanato da Airuno che in tanti lo derubavano – conferma l’amico -. Annotava tutti i conti con precisione su un quadernetto che ogni tanto mi mostrava: già nel 2016 gli erano stati presi almeno 200mila euro. Tra chi lo sfruttava c’erano pure alcuni suoi ex badanti, che ho conosciuto bene". Luigi non riesce neppure a tollerare quanti sostengono che Carlo sia stato trasferito all’hospice apposta per lasciarlo morire: "Era malato terminale, aveva un tumore, ultimamente era sempre più assente e indebolito. È stato scelto l’hospice perché si trova ad Airuno, il suo paese e dove ci sono i suoi familiari che hanno potuto stargli sempre vicino".