
di Daniele De Salvo
Un supermercato al posto del casolare della “punciuta“. A Castello Brianza verrà realizzato un nuovo centro commerciale nell’area su cui sorge tra il resto un casotto dove nel 2014 gli investigatori dell’antimafia erano riusciti a filmare per la prima volta in assoluto il rito di affiliazione alla ‘ndrangheta. Si tratta nel complesso di una superficie attualmente agricola di 20mila metri quadrati a ridosso della Sp 51 La Santa.
Lì erano previsti anche insediamenti artigianali e soprattutto la possibilità di edificare il 70% del comparto, una percentuale poi ridotta al 30% dall’attuale sindaco Aldo Riva che ha ereditato da chi lo ha preceduto la trasformazione urbanistica. La nuova colata di cemento non piace ai negozianti della zona, che temono pesanti ripercussioni in un momento già difficile per i proprietari delle botteghe di paese e di prossimità, ma non piace nemmeno agli ambientalisti. "L’attuale superficie agricola di circa 20mila metri quadri verrebbe snaturata per lasciare spazio ad un nuovo, inutile, supermercato", tuona Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi.
"Le colpe maggiori ricadono sulle precedenti amministrazioni locali di Castello che ha modificato la destinazione urbanistica del comparto, passandola da agricola ad edificabile commerciale e produttiva – prosegue Fumagalli -. Gli attuali amministratori avrebbero tuttavia potuto e potrebbero ancora invertire la rotta e rendere di nuovo non edificabile l’intera superficie. Invece sembra vogliano proseguire nel progetto che, sebbene rispetto al precedente Piano di governo del territorio prevede una diminuzione delle superfici coperte, deturperà irrimediabilmente l’attuale area verde, che verrà per la maggior parte impermeabilizzata".
"Non si tratta di calcolare solo la superficie che verrà occupata dall’edificio che ospiterà il supermercato pari a circa 7mila metri quadrati, ma anche gli spazi che verranno asfaltati per i parcheggi, le strade di accesso e gli svincoli". Tutto ciò tra l’altro in un posto dove ci sono già diversi supermercati ed esistono inoltre molte aree industriali dismesse che si potrebbero recuperare senza consumare altre zone "vergini".
"Se proprio si sente questa irrefrenabile esigenza di avere un nuovo punto di vendita commerciale, l’alternativa sarebbe quella di insediarlo in una delle tante aree industriali dismesse che sicuramente non mancano", prosegue il presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi.