DANIELE DE SALVO
Cronaca

Gli angeli dei cervi abbandonati, Franca e Mario: “Siamo anziani, aiutateci a sfamarli”

Lecco, gli animali in quota in un centro didattico mai decollato. Da anni se ne occupano due pensionati. “Qui quasi ogni giorno, anche a piedi”. Un’associazione li sostiene, ma non basta: “Chi può tenda la mano”

I cervi del Pian delle Betulle oggi sono sei e vengono nutriti con pane secco, frutta e verdura. Sotto a sinistra, i volontari dell’associazione Freccia 45 (a destra la presidente Susanna Chiesa). Sotto a destra, Mario Vassena mentre sfama gli animali

I cervi del Pian delle Betulle oggi sono sei e vengono nutriti con pane secco, frutta e verdura. Sotto a sinistra, i volontari dell’associazione Freccia 45 (a destra la presidente Susanna Chiesa). Sotto a destra, Mario Vassena mentre sfama gli animali

LECCO – Sono estremamente diffidenti. Se si avvicina qualche estraneo, scappano. Quando invece sentono il rumore dell’auto o la voce di Mario e Maria Franca che si avvicinano, corrono da loro atrotto. Prima era uno solo, adesso i cervi sono sei. Mario Vassena, pensionato di 75 anni, e sua moglie Maria Franca Crotti, che di anni ne ha 70, li nutrono e li curano da undici anni. Ininterrottamente. Avanti e indietro, da Lecco al Pian delle Betulle, a Margno, almeno tre volte a settimana. Con il sole e il caldo durante la bella stagione, la pioggia e l’umidità d’autunno, la neve e il gelo d’inverno. Quando possono, i due arrivano fin lassù, a 1.600 metri di altezza, in 4x4; altrimenti, quando la strada è impraticabile per il fango, il ghiaccio e la coltre bianca, a piedi, zaino in spalla stipato di fieno, crocchette, pane secco, mele e carote, di cui i cervi vanno ghiotti.

Se non fosse per Mario e Maria Franca sarebbero tutti morti, di fame e stenti, o macellati. I sei cervi popolano quello che, nelle intenzioni, doveva essere una sorta di parco naturale cintato gestito da lavoratori svantaggiati, ma che in realtà si è rivelato un fallimento. “All’inizio c’era solo un cervo, poi ne sono stati aggiunti altri – raccontano marito e moglie –. Nessuno se ne occupava. Passavamo spesso di lì e abbiamo cominciato a prendercene cura noi, portando del fieno e quello che riuscivamo a trovare. Lo buttavamo semplicemente oltre la rete. Inizialmente coprivamo noi da soli le spese, che tuttavia stavano diventando proibitive”.

Nel 2016 si sono per fortuna fatti avanti i volontari dell’associazione animalista Freccia 45 con la presidente Susanna Chiesa per garantire i fondi per il sostentamento degli animali, sebbene a portare il cibo continuano lo stesso a pensarci sempre Mario e Maria Franca. “Ormai non è più un hobby, è un lavoro – scherza, ma nemmeno troppo, Mario –. Ogni sabato, ogni domenica e ogni mercoledì mattina siamo qui, quando occorre tutti i giorni. Del resto, quando si è in pensione è giusto dedicare il tempo che occorre per compiere del bene”.

I cervi hanno bisogno di almeno tre quintali di fieno al mese, più frutta e verdura e le proteine che non sono in grado di procurarsi da soli. All’inizio lì c’era appunto un solo cervo, successivamente sono state inserite due femmine, mentre il primo cervo è stato in seguito abbattuto. È stato quindi immesso un altro maschio: tra fughe, ritorni, morti e cuccioli, attualmente i cervi sono diventati sei. “Ci sono Tato, il più anziano, e la moglie Tata – spiega Mario, che li conosce e li chiama per nome uno per uno –. C’è Lilly, la vagabonda, che scappa e poi torna. C’è Manu, che doveva essere una femminuccia invece abbiamo scoperto che è un maschio. C’è Principe, perché arriva sempre per ultimo e si fa attendere come un principe. E c’è la piccola o forse il più piccolo, ancora non sappiamo e quindi al momento resta senza nome. Noi non li abbiamo mai toccati, nemmeno una volta, ci teniamo a distanza”. Avere a che fare con bestioni del genere, con un impalcato letale come un’arma può rivelarsi estremamente pericoloso. Marco e Maria Franca, sperano che presto qualcuno li possa quanto meno affiancare e dare una mano.

“Mi hanno operato tre volte al ginocchio, l’età comincia a farsi sentire, venire quassù costantemente sempre più impegnativo – confida Mario –. Abbiamo chiesto di poterli liberare perché sono esemplari sani, ma non è possibile e non possiamo certo abbandonarli”. Intanto un aiuto economico in questo momento difficile in cui occorre più foraggio e cibo per sopportare i rigori dell’inverno, sarebbe già un segnale di apprezzamento quanto Mario e Maria Franca compiono da 11 anni: “Anche una piccolissima donazione – spiega Susanna Chiesa – è per noi molto utile”.