
di Daniele De Salvo
Sembra il disegno dell’albero della vita. Le radici e il tronco sono invece l’orma del cordone ombelicale, delle arterie e delle vene, i rami dei vasi sanguigni che si assottigliano sempre più e la chioma del sacco amniotico. Quello che sembra il disegno dell’albero della vita e forse lo è davvero perché da lì ogni individuo si sviluppa, cresce e poi nasce, è infatti l’impronta della placenta. La regalano le ostetriche a tutte le mamme che partoriscono all’ospedale di Merate come ricordo di uno dei momenti forse più impegnativi ma certamente più belli che è la nascita di un figlio. "La placenta è la prima casa per ognuno – spiegano Cristina Curioni e Camilla Barbieri, due giovani ostetriche in servizio nel reparto di Ostetricia del San Leopoldo Mandic che per prime hanno avuto e sperimentato l’idea -. Eppure è un organo che viene buttato subito dopo il parto e a cui viene riservata poca considerazione rispetto ad altri. Noi abbiamo voluto valorizzarlo e soprattutto trasformarlo in un dono per tutte le mamme a ricordo della gravidanza e della nascita del proprio figlio, proprio come le ecografie durante le viste di controllo del feto, le foto subito dopo il parto o del primo bagnetto oppure il braccialetto del ricovero o il ciuccio". E molte mamme infatti inseriscono l’impronta della placenta nell’album delle foto ricordo dei propri bimbi. Il procedimento, che per la delicatezza del momento che testimonia assume quasi la valenza di un rito sacro è tutto sommato semplice: dopo essere stata espulsa la placenta viene lavata e ripulita del sangue, intrisa di inchiostro che normalmente si usa per i tamponi dei timbri e quindi semplicemente adagiata per qualche istante su cartoncino in modo da imprimere sul foglio la forma, anzi l’impronta, poiché la traccia che rimane impressa è molto dettagliata e ricca di particolari e insieme è ognuna diversa dall’altra e unica al mondo.
"Sembra il disegno dell’albero della vita e in fondo la placenta è per davvero in qualche modo l’albero della vita" proseguono le due giovani ostetriche. Sulla "stampa" viene poi indicato il nome del bambino, la data di nascita e la scritta "La mia prima casa". "Perché non importa in quale parte del mondo nasciamo, dove e come vivremo, chi diventeremo, cosa faremo – aggiungono -. La placenta sarà sempre la nostra prima casa, fonte di nutrimento, radice e origine di ognuno. sempre diversa ma uguale per tutti, da sempre e per sempre".