
Centrali atomiche contro il caro-energia. Le chiedono i piccoli e medi imprenditori lecchesi e valtellinesi, senza nemmeno indire un referendum,...
Centrali atomiche contro il caro-energia. Le chiedono i piccoli e medi imprenditori lecchesi e valtellinesi, senza nemmeno indire un referendum, come invece successo nel 1987, quando gli impianti nucleari erano stati spenti in seguito al disastro di Cernobyl. L’86% degli associati di Confapi Lecco e Sondrio vuole il ritorno al nucleare in Italia per fermare l’impennata del costo dell’elettricità e l’84% lo vuole senza una consultazione plenaria. Ancora di più gli imprenditori vogliono però la creazione di un mercato unico dell’energia europeo: è l’88% a domandarlo. È quanto emerge da un indagine dei ricercatori del Centro studi di Confapi Lombardia che hanno coinvolto anche un centinaio imprenditori delle province di Lecco e Sondrio.
"Il costo dell’energia è una variabile fuori controllo che continua a pesare in modo insostenibile sulle nostre piccole e medie imprese – spiega Enrico Vavassori, presidente di Confapi Lecco Sondrio (foto) –. La transizione energetica è un obiettivo necessario, ma oggi si scontra con una burocrazia che frena gli investimenti". Nonostante l’80% dei piccoli e medi imprenditori si sia interessato all’utilizzo di fonti rinnovabili e considerato la possibilità di installare impianti dedicati, solo il 47% lo ha fatto veramente, proprio a causa delle lungaggini, che superano i 6 mesi. Meglio quindi le centrali nucleare: "L’86% dei nostri associati ritiene che il nucleare possa garantire una maggiore autonomia e migliorare la nostra competitività industriale – conferma sempre il presidente -. È ora di affrontare il tema con pragmatismo basandoci su dati concreti, non su paure ereditate dal passato".
Daniele De Salvo