REDAZIONE LECCO

I russi pronti ad acquistare Consonno. Ma gli ambientalisti frenano

Fantomatici investitori moscoviti sarebbero pronti a chiudere l'affare e finanziare il sogno della città dei giovani di Francesco Facchinetti

Consonno, da Las Vegas italiana a città dimenticata

Olginate, 18 novembre 2014 - I russi hanno detto «sì»Secondo l’architetto milanese 56enne Walter Zandonà dell’agenzia «Affari immobiliari», che si sta occupando di piazzare in blocco Consonno al miglior offerente, alcuni al momento fantomatici investitori moscoviti sono disposti a chiudere l’affare e finanziare il sogno della città dei giovani dell’artista 34enne comasco Francesco Facchinetti, che nei mesi scorsi attraverso un tam tam sui social network ha chiamato all’appello cittadini e aziende per dare una seconda chance al borgo fantasma creato negli anni del boom dal visionario imprenditore Mario Bagno. Al momento tuttavia mancano riscontri, l’ex Capitano Uncino sarebbe impegnato in altri progetti, anche familiari, con la nascita del secondogenito, e all’annuncio che ci sarebbero persone interessate a sostenere la sua sbandierata iniziativa avrebbe guadagnato tempo.

Al contrario gli ambientalisti hanno fretta che la Las Vegas della Brianza venga innanzitutto bonificata. Gli attivisti di Legambiente, del Wwf e dell’associazione Monte di Brianza, il colle su cui sorge il borgo fantasma, in una nota congiunta, bocciano le ipotesi di riqualificazione, «un termine controverso e che nasconde sempre molte insidie, attraverso effimeri e inconsistenti progetti e una sorta di salvacondotto». Per loro piuttosto «l’area di Consonno deve essere bonificata in modo tale da ricondurla allo stato naturale, poiché non è possibile permettere operazioni di ricostruzione se prima non siano state ristabilite le condizioni esistenti prima degli interventi di stravolgimento territoriale».

E a pagare non possono essere altri che i proprietari, gli eredi del gran ufficiale conte Mario Bagno, morto nel 1995 alla veneranda età di 95 anni. «La prima azione da intraprendere è chiedere alla proprietà di predisporre uno studio di caratterizzazione del sito da sottoporre ai tecnici dell’Arpa, Agenzia regionale per la protezione ambientale – spiegano –. Lo scopo è quello di definire l’assetto geologico ed idrogeologico del luogo verificando la presenza o meno di inquinanti nel terreno e nelle acque».

Agire diversamente significherebbe solo «dare un premio a chi ha ridotto un luogo ad un ammasso di macerie con grave danno al paesaggio, al territorio e alle comunità intere».