
Il bullismo è sempre esistito e fin dall’antichità i bulli o, per meglio dire, i prepotenti, hanno preso di mira i più deboli. Il fenomeno è stato però effettivamente studiato per la prima volta in Norvegia, nel 1978, quando è stato definito come atteggiamento offensivo e violento, intenzionale e prolungato nel tempo compiuto ai danni di una vittima. I comportamenti violenti che caratterizzano il bullismo riguardano offese, insulti, derisione per aspetto fisico o per modo di porsi, esclusione dal gruppo, aggressioni fisiche, danneggiamento materiale.
Le vessazioni possono essere dirette, come le percosse, oppure indirette, come le minacce o la diffusione di falsità. Con l’avvento delle nuove tecnologie, il bullismo si è trasferito sul web, trasformandosi in cyberbullismo. A differenza del "bullismo classico", gli atteggiamenti del Cyberbullo riguardano prevalentemente offese e persecuzione continua attraverso profili social o servizi di messaggeria istantanea (WhatsApp), diffusione di immagini e video sconvenienti. Il Cyberbullismo ha delle aggravanti, rispetto al bullismo finora conosciuto: gli atti compiuti spesso sono anonimi e la persecuzione può continuare senza limiti di spazio e tempo, in quanto la vittima è raggiungibile praticamente ovunque e sempre. Negli ultimi anni il fenomeno ha raggiunto livelli preoccupanti. Secondo un’indagine svolta tra il 2019 e il 2020, il 61% dei ragazzi ha affermato di essere stato vittima di bullismo o di cyberbullismo e il 68% di esserne stato testimone. Ben 6 adolescenti su 10 hanno dichiarato di non sentirsi al sicuro in rete. In particolar modo le ragazze temono di essere adescate o che video e immagini possano finire nel web e diventare oggetto di scherno e vergogna. Un ulteriore problema è l’aumento delle ore trascorse online a causa dell’isolamento generato dalla pandemia. Fin dall’esordio dell’emergenza sanitaria per Covid – 19, i ragazzi hanno sofferto la solitudine, pertanto, alla ricerca di un contatto, si sono affidati alla rete, con un conseguente incremento dei problemi.
È stato possibile studiare molti aspetti legati al cyberbullismo: il flaming (messaggi online violenti e volgari allo scopo di scatenare litigi),l’harassment (molestie continue), la denigrazione, l’exposure (la pubblicazione di immagini o informazioni private che danneggiano la vittima). Possiamo continuare con atteggiamenti altrettanto gravi come il trolling (provocazioni continue), l’esclusione deliberata dal gruppo, la sostituzione di persona che consiste nel farsi passare per qualcun altro per inviare materiale che compromette la reputazione della vittima. Si arriva al trickery, ovvero all’inganno, che prevede la sottrazione e la successiva condivisione pubblica di informazioni delicate confidate in segreto da una vittima inconsapevole. Si giunge infine al cyberstalking vero e proprio che rappresenta una tortura continua per chi viene attaccato. Però le famiglie hanno un ruolo essenziale e devono essere coinvolte.