
Per avere una percezione chiara della siccità in Valtellina, basta dare un’occhiata ai laghi di Cancano, dove per la prima volta da 80 anni, dal fondo prosciugato è emerso in parte il paese, che si inabissò quando la diga fu costruita a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. A registrare le immagini è stato un drone che ha filmato il bacino, ma nel vicino lago di San Giacomo la situazione non è diversa. Colpa dei rilasci di acqua, anche 4 milioni di metri cubi al giorno, che A2A è stata costretta a fare nei giorni scorsi per dare respiro alle colture della Pianura Padana.
La portata complessiva dei due invasi, che alimentano la centrale idroelettrica di Premadio, è di 187 milioni di metri cubi, ma nessuno ricorda di aver visto il livello dell’acqua scendere così tanto.
Furono realizzati tra il 1922 e il 1956 dall’azienda energetica Milanese Aem mentre la costruzione della diga Cancano I tra il 1920 e il 1928, in contemporanea a quelli per la centrale elettrica di Isolaccia. Negli anni successivi, per fronteggiare il crescente fabbisogno energetico, Aem e altre aziende energetiche potenziarono gli impianti in Valtellina. Per realizzare bacini idrici di accumulo con capacità di stoccaggio superiori, si procedette all’invaso della Valle di Fraele. Tra il 1940 e il 1950 fu costruita la diga di San Giacomo, il bacino artificiale più grande al mondo. Nel 1953 iniziò l’allestimento del cantiere e nel giugno 1954 iniziarono i lavori della diga di Cancano II.
Roberto Canali