DANIELE DE SALVO
Cronaca

Dentro le imprese. Il primato lombardo. Una su quattro ha il Dna “artigiano”

A Lecco il dato record: l’incidenza sul totale delle aziende attive supera il 36%. Tutte le province sopra la soglia del 30%. Milano (21%) abbassa la media.

Più di un’impresa su quattro in Lombardia è artigiana: 232.281 sulle 818.302 attività censite al 30 giugno. Si tratta del 28,4% una percentuale che supera la già significativa media italiana (24,6%) e che evidenza il tratto distintivo della manifattura regionale. L’incidenza più alta si registra in provincia di Lecco, il cui lavoro e la cui economia e quanto ne consegue si reggono proprio sugli artigiani. Qui si contano infatti 8.200 artigiani a capo di altrettante imprese artigiane: sono il 36% dei 22.600 imprenditori totali, la seconda percentuale più alta a livello nazionale. Le 8mila imprese artigiane lecchesi danno lavoro a 20mila persone, il 21,1% dei 93mila 800 addetti di tutte le imprese.

Il rapporto tra addetti delle imprese artigiane e addetti di tutte le imprese è più alto solo nel Pavese, dove si contano 22.400 addetti di 13mila imprese artigiane, pari al 21,3% dei 105.242 addetti delle 39.700 imprese totali. Ma chi sono gli artigiani e quali sono le imprese artigiana? È scritto nella legge numero 443 dell’8 agosto 1985. "È imprenditore artigiano colui che esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana", ed è "artigiana l’impresa che, esercitata dall’imprenditore artigiano nei limiti dimensionali di cui alla presente legge, abbia per scopo prevalente lo svolgimento di un’attività di produzione di beni, anche semilavorati, o di prestazioni di servizi, di intermediazione nella circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime, di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande". Tra i limiti dimensionali, in estrema sintesi, i numeri dei dipendenti, da massimo 5 a 32 a seconda del tipo di impresa artigiana e del settore. Negli ultimi 8 anni, dal 2016, le imprese artigiane lombarde sono diminuite del 7%, da 250mila a 232mila appunto. La crisi ha colpito soprattutto gli artigiani della provincia di Mantova, ma anche Cremona e Lodi, quelli della Bassa, e poi, di contro della Valtellina.

Mantova è scesa da 1.230 a 10mila con una flessione de 18%; Cremona da 9mila a 8mila (-12%); Lodi da 5.500 a 4.900 (-11%); Sondrio da 4.500 a 5mila (-11%). A soffrire meno, invece, sono stati gli artigiani milanesi, che hanno perso un migliaia di unità e sono passati da 68.200 a 67.200, cioè il 5% in meno. In termini di posti di lavoro, la chiusura di imprese artigiane si è tradotta in 37mila attività scomparse dai radar delle regione e il 6,6% di addetti impiegati in meno in Lombardia. L’emorragia, fortunatamente, sembra che si sia arrestata dopo gli effetti provocati dalla crisi economico-sanitaria legata alla diffusione del Covid e dall’inflazione.