
Un rettile di 235 milioni di anni fa
Introbio (Lecco) - Quasi 235 milioni di anni fa un grosso rettile marino si aggirava nel territorio della Valsassina, che all’epoca aveva l’aspetto di un mare calmo, un’area molto ampia con atolli e acque poco profonde. Di quel grosso esemplare, discendente del più celebre Lariosauro, è rimasta una mandibola di circa venti centimetri, che è stata scoperta grazie allo sguardo attento di un naturalista, impegnato a scalare nella zona delle falesie attorno alla Casa delle Guide di Introbio. C’è grande interesse attorno al ritrovamento della mandibola di un rettile preistorico che finalmente è stata estratta dalla roccia, grazie a un carotaggio a cui ha lavorato il professore Andrea Tintori, paleontologo, e l’associazione Triassica. Ora si tenterà di scovare quello che ancora si nasconde nella roccia attraverso una radiografia o una tac approfondita.
"Quello che vorremmo vedere sono i denti, se sono conservati, perché queste bestie avevano denti lunghi e molto sottili - spiega il professore Andrea Tintori, che oltre ad aver lavorato in tutto il mondo è un profondo conoscitore della zona delle Grigne, dove ha effettuato numerose scoperte di fossili molto importanti -. Il rettile risale al Carnico Inferiore, circa 235 milioni di anni fa. Inizialmente pensavamo si trattasse di un Lariosauro. In realtà in quel periodo queste forme erano già tutti estinte. Questo potrebbe essere un “discendente” e dovrebbe appartenere al gruppo dei Pistosauri. Si potrebbe quasi dire che è un “anello di congiunzione” fra i “Lariosauri” e le forme che esploderanno poi nei Giurassico.Questi rettili marini erano buoni nuotatori anche se Lariosauri e Pistosauri erano meglio adattati ad ambienti costieri che non al mare aperto.
In Italia fino ad ora è stato scoperto un esemplare simile in Friuli, vicino a Tarvisio. Calcolando che ha un collo abbastanza lungo, la mandibola è lunga venti centimetri, è verosimile che avesse una dimensione di 3 o 4 metri". Ad effettuare il ritrovamento è stato Stefano Rossignoli, naturalista, proprio un ex studente del professore Tintori, che ha notato il fossile incastonato nella roccia della falesia celebre fra gli scalatori. "Io ritengo già un miracolo che ci sia questo fossile - continua Tintori -. Questo “pacco” di roccia si chiama “Metallifero bergamasco”, famosa appunto per la presenza di minerali ma non per il ritrovamento di fossili. Praticamente va contro quello che ho insegnato in tanti anni!".
Le sorprese non sono finite perché un blocco di roccia franato all’Angelone ha restituito anche un pesce dello stesso periodo, intero e perfettamente conservato. La scorsa settimana, alle operazioni necessarie per rimuovere il blocco di roccia in cui era incastonata la mandibola, hanno partecipato anche i responsabili per la paleontologia della Soprintendenza (Stefano Rossi e Alice Sbriglio), che hanno dato il via libera all’intervento, insieme alle autorità del comune di Introbio sul cui territorio è stata effettuata la scoperta. Ora l’obiettivo dell’associazione Triassica, con il presidente Antonio Fagioli che ha ottenuto il permesso della Soprintendenza, è di effettuare le indagini sul resto della mandibola. Purtroppo i finanziamenti pubblici sono sempre scarsi o inesistenti e operazioni di questo tipo, come le ricostruzioni 3D, sono abbastanza costose e serviranno dei finanziamenti, ma il rettile della Valsassina ha già aspettato a lungo.