Il suo nome da ieri è tracciato nel Famedio, il Pantheon di Milano. È il nome di don Luigi Melesi (nella foto), sacerdote salesiano originario di Cortenova, in Valsassina, scomparso l’11 luglio 2018 all’età di 85 anni. Un "prete da galera", come veniva soprannominato e si soprannominava anche lui, perché cappellano del carcere di San Vittore, dal 1978 al 2008. È stato anche tra i fondatori nel 1987 dell’Operazione Mato Grosso. L’iscrizione del nome di don Luigi nel Tempio della fama, è il secondo riconoscimento che i milanesi hanno tributato al don arrivato dalle montagne della provincia di Lecco: il 7 dicembre 2019 gli è stato concesso l’Ambrogino d’oro alla memoria.
Don Luigi sapeva ascoltare e parlare con tutti: brigatisti che grazie a lui nel 1984 consegnarono le loro armi in arcivescovado, criminali del calibro di Renato Vallanzasca, politici e imprenditori arrestati durante Tangentopoli, spacciatori, italiani, stranieri, uomini, donne. "Una persona capace di dialogare con tutti – il ricordo di Luigi Pagano, ex direttore di San Vittore e suo amico -. Un uomo e un cappellano impossibile da replicare". In tutto sono 13 i nuovi nomi iscritti nel Famedio. "Le conquiste e i sogni delle donne e degli uomini che celebriamo in questo luogo sono le conquiste e i sogni che hanno fatto crescere e reso migliore l’intero Paese", sono le parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala.
D.D.S.