Merate (Lecco) – Medico a gettone per scelta. Carmen Salvatore ha 56 anni e da 31 indossa il camice bianco. Specializzata in Medicina nucleare prima e Emergenza territoriale poi, è uno dei gettonisti di una cooperativa in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Merate, dove non si trovano strutturati da reclutare per coprire tutti i turni, come accade del resto in molti altri ospedale lombardi. Con la sua esperienza e il suo curriculum, in molti vogliono assumerla in organico, ma lei non ci pensa proprio.
Dottoressa, dove ha lavorato?
“In una quarantina di ospedali in Italia e all’estero. Lombardia, Emilia Romagna, Trentino, Toscana, Svizzera, Londra, Dubai, Bahrain, quando ancora nessuno voleva andare nei Paesi arabi”.
Perché gettonista?
“Al posto fisso e garantito preferisco la libertà di gestire come credo la mia vita. Anche di prendermi una vacanza di due mesi”.
Quando è stata in vacanza due mesi?
“Mai. Anzi, in vacanza ci vado poco. Anche durante queste festività lavoro sempre, tutti i giorni, però perché a me il mio lavoro piace”.
Quanto costate lei e ogni gettonista?
“Mille euro lordi per ogni turno di 12 ore. In tasca, netti, però, restano sui 400 euro: contributi previdenziali, tasse, assicurazione obbligatoria e integrativa sono completamente a mio carico. Inoltre, non ho diritto a ferie, malattie né infortuni pagati. Costiamo quanto un qualsiasi altro libero professionista o collega in regime di straordinario o sistema premiante che lavora in ospedale. Se ci aggiungiamo ferie, malattie, infortuni e assenze varie, in proporzione non costiamo molto di più di più di un dipendente”.
È una valida soluzione quella dei gettonisti?
“Sì, nell’ambito dell’emergenza e urgenza, dove mancano specialisti. Lo è anche perché lavoriamo solo se siamo bravi: se non lo siamo, nessuno ci chiamerebbe più, a differenza di alcuni dipendenti che invece restano sempre al loro posto, salvo gravi disastri. In più garantiamo la copertura del servizio senza il rischio di buchi improvvisi”.
Quale momento della sua carriera ricorda con più piacere?
“Lavoravo a Bolzano. Una bimba di 3 anni è stata sbalzata dall’auto e aveva il volto completamente tumefatto, ma sono riuscita a praticarle una tracheotomia d’urgenza e salvarla. “Non deve morire“, mi sono detta. E così è stato”.