FEDERICO MAGNI
Cronaca

L’Eagle Team conquista il Cerro Piergiorgio in Patagonia: “In vetta dalla via più difficile”

Il mitico Matteo Della Bordella, insieme a Dario Eynard e Mirco Galasso, scrive l’ultima pagina di una storia iniziata nel 1993 dai Ragni di Lecco

Un'immagine della vetta conquistata dall'Eagle Team

Un'immagine della vetta conquistata dall'Eagle Team

Lecco – C’è una parete dall’altra parte del mondo, una muraglia di granito, che è come una pagina di un libro (ci assomiglia anche) sulla quale qualcuno inizia una storia e qualcun altro la conclude. Una storia che si ripete sul Cerro Piergiorgio, montagna della Patagonia del gruppo del Fitz Roy, scalata nei giorni scorsi, da Dario Eynard, bergamasco classe 2000, il ragno varesino Matteo Della Bordella e Mirco Grasso, alpinista veneziano classe ‘93. La parete Nord Ovest del Cerro Piergiorgio è una big wall di granito strapiombante alta quasi novecento metri, aperta all’immensa distesa ghiacciata dello Hielo Continental e una delle prime a ricevere le tempeste che arrivano da Ovest.

C’erano voluti 15 anni ai Ragni di Lecco per arrivare in cima lungo una via iniziata nel 1993 da Casimiro Ferrari (con Giuseppe “Det” Alippi e Mario Conti) e terminata nel 2008 da Hervé Barmasse e Cristian Brenna dopo un eroico soccorso a Giovanni Ongaro, protagonista dell’ultimo assalto decisivo, ma ferito da un crollo di ghiaccio. A guidarli da sotto c’era sempre Mario Conti. Ci sono voluti 30 anni per concludere, sullo stesso muro di mille metri, nel cuore della parete e poco più a sinistra, la via creata da Luca Maspes e Maurizio Giordani.

I due scalatori, soli in un epico tentativo nel 1995, riuscirono ad arrivare molto vicini alla cima ma furono costretti a rinunciare per sfuggire al cattivo tempo. La via è rimasta incompleta per tutto questo tempo e quest’anno il varesino Matteo Della Bordella e i ragazzi del Cai Eagle Team, il progetto del Club alpino italiano che ha selezionato i migliori scalatori italiani, in accordo con gli apritori, hanno tentato di concludere quel capitolo. Nelle settimane che hanno preceduto la salita in vetta ci avevano già provato in un paio di occasioni. Nella cordata c’era anche Camilla Reggio (torinese classe 1996).

Poi la cordata è arrivata in vetta alle 3 del mattino di venerdì 28 febbraio, per poi scendere immediatamente, evitando così l’arrivo del maltempo. “Siamo veramente al settimo cielo per questa nuova via – afferma Matteo Della Bordella –. È una delle più belle e difficili che io abbia mai fatto, unica nel suo genere: affronta una parete verticale, senza evidenti fessure che indicano una linea naturale, e la risale con uno stile pulito. Non poteva esserci miglior conclusione del progetto Cai Eagle Team: abbiamo realizzato una spedizione complessa, che ha messo alla prova tutti i partecipanti nel loro battesimo con le montagne più belle al mondo”. “Non ho voluto perdere l’occasione di essere sotto il Piergiorgio quando la cordata di Matteo della Bordella, Mirco Grasso e Dario Eynard tentava il completamento della nostra via Gringos Locos, salita trent’anni fa e interrotta da un’improvvisa tempesta di neve e vento che ci ha costretti alla rinuncia quando ormai la cima era a portata di mano – ha spiegato Maurizio Giordani, che ha viaggiato fino all’altra parte del mondo per essere puntuale all’appuntamento –. Finalmente la lunga vicenda di Gringos Locos si conclude nel migliore dei modi e nel rispetto di un’etica di salita che contraddistingue quella che si può facilmente annoverare fra le più belle e importanti avventure alpinistiche di sempre… di sicuro mie e di Luca Maspes ma credo anche di tutti gli altri che hanno scalato, o tentato di scalare queste magnifiche rocce”. Quanto sia stata dura la lotta con la parete liscia del Cerro Piergiorgio e quanto sia una meravigliosa storia di condivisione questo passaggio di testimone fra generazioni di scalatori lo si intuisce dalle parole di Luca Maspes.

“Quando è iniziato il progetto dell’Eagle Team ho buttato lì l’idea: “Andate a finire la via al Piergiorgio, sono passati trent’anni“ – spiega la guida alpina della Valmasino –. Basta che non cambiate il nome“. Noi eravamo tornati subito dopo il tentativo del ’95 per provarci. Mancava veramente pochissimo, ma non avevamo più trovato le corde, spazzate via dalle bufere della Patagonia. In quell’occasione eravamo saliti in cima per un’altra via nuova. Poi è stata abbandonata fino al 2006 quando sono tornato con un team molto forte. Ma c’è stato un incidente, una frana alla base della parete che mi aveva quasi seppellito. Stavamo andando bene, forse senza la frana saremmo arrivati in cima. Ho preso l’avvertimento della montagna e ho abbandonato. Giordani poi è tornato nel 2018, ma il tempo non ha concesso possibilità”. Nessuno ha più tentato fino all’arrivo di Della Bordella e i ragazzi del Cai Eagle Team. “È una parete che parla italiano, dalla prima via del 1984 fino ad oggi. E Gringos Locos è una via atipica per la Patagonia, senza fessure e diedri”. Ora il momento di scrivere la parola fine è finalmente arrivato.