È precipitato in un burrone ed è morto sotto gli occhi della moglie che gli camminava accanto. Enrico Albertini e lei stavano percorrendo il sentiero che, dalla frazione di Bocca di Valle, sale verso le cascate di San Giovanni, sul versante chietino della Maiella, un sentiero non molto impegnativo, ma in alcuni tratti molto esposto. Non è chiaro se Enrico sia caduto dopo essere inciampato o scivolato o se abbia avuto un malore.
Il tragico volo
Il salto di almeno una quarantina di metri non gli ha lasciato scampo: quando i tecnici del Soccorso alpino e speleologico abruzzese e i soccorritori dell’eliambulanza del 118 di Pescara lo hanno raggiunto, era morto, ucciso dai numerosi traumi e ferite letali. A tracolla aveva ancora il suo binocolo per osservare gli uccelli.
Milanese di nascita, Enrico Albertini, che aveva 69 anni e abitava a Monticello Brianza, era un appassionato ed un esperto di ornitologia. Aveva trasformato Villa Albertini Quintavalle, una splendida dimora ottocentesca, in un paradiso di 5 ettari per volatili rari e in pericolo di estinzione.
La passione
“Mi sono appassionato ai volatili in terza elementare, svolgendo una ricerca a scuola – ci aveva raccontato durante una delle rare occasioni di aperture al pubblico del suo Centro Monticello per la riproduzione delle specie più a rischio -. In particolare mi piacciono i rapaci e soprattutto i rapaci notturni”. Casa sua è così diventata la casa di 250 esemplari di oltre 60 specie diverse: gufi di ogni tipo, barbagianni, allocchi, gru della Manciuria, cicogne nere, avvoltoi, aquila di mare di Steller, anatre australiane, civette, corvi, taccole, gipeti e tanti altri uccelli ancora, in una sorta di arca di Noè di pennuti.
Il team
Enrico collaborava con i ricercatori di diverse università e parchi naturalistici, sia italiani, sia internazionali. Seguiva pure, tra il resto, un progetto nelle Filippine, insieme Joel Sartore, uno dei fotografi più famosi del National Geographic, e all’esploratore Pierre de Chabannes. “Una persona straordinaria – lo ricorda Alessandra Hofmann, sindaco di Monticello e presidente della Provincia di Lecco, con cui, più di una volta aveva cominciato a ragionare sul futuro del suo Centro -. Era un uomo dalla cultura incredibile e di una gentilezza di altri tempi. Ha creato da nulla una struttura unica nel suo genere”.