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Lo scrittore Mauro Suttora ha rispolverato i diari dello storico locale Andrea Orlandi
Pasturo (Lecco) - Benito Mussolini all’inizio della Seconda guerra mondiale era pronto ad invadere la Svizzera. L’assalto doveva partire anche dalla Valsassina con 10mila soldati pronti a muovere verso il Canton Ticino. L’operazione top secret si concluse però in nulla e ad essere invasa fu in realtà solo la Valsassina, trasformata in una sorta di campo estivo per militari. Che il ministro degli esteri italiano Galeazzo Ciano e il suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop si fossero accordati per spartirsi lo stato elvetico è storia. Poco o per nulla noti sono invece i retroscena che coinvolgono la Valsassina appunto. A rivelare i piani ci ha pensato il giornalista e scrittore milanese 61enne Mauro Suttora, che ha rispolverato i diari dello storico locale Andrea Orlandi, morto nel 1945 all’età di 75 anni.
Dalle ricerche emerge che nel giugno 1940, chiusa la partita con i francesi, 10mila fanti dell’11esima divisione Brennero invece che tornare in caserma a Bressanone furono dirottati in Valsassina: 2.500 a Pasturo, 3mila a Primaluna, 500 a Maggio e gli altri fra Ballabio, Introbio e Cremeno, con "gran movimento di soldati, carri, carrette, cavalli, autocarri, automobili, moto, biciclette, per dare o ricevere ordini, per trasportare viveri, foraggi, paglia, combustibili e altre cose necessarie", si legge nelle memorie dello storico. Il pane arrivava da Lecco ma veniva prodotto anche nei forni da campo tanto da essere buttato nel fiume dove poi i contadini lo raccattavano per nutrire i maiali. "L’attacco, al quale per tre mesi si preparano di nascosto queste migliaia di uomini in Valsassina, non avviene mai – racconta Mauro Suttora nel suo ultimo libro "Confini, storia e segreti delle nostre frontiere" in pubblicazione in questi giorni -. In realtà Benito Mussolini sta preparando l’invasione della Grecia del 28 ottobre 1940 e ha bisogno di uomini. Così la divisione Brennero viene spedita sul fronte greco. Invece di invadere la Svizzera, i fascisti invadono per novanta giorni estivi la Valsassina". La pacifica invasione ebbe tra il resto come conseguenza la temporanea occupazione di case e cascine trasformate in uffici, cucine e mense per ufficiali e la distruzione di boschi, pascoli e strade, rovinati "dall’andirivieni di cavalli, carri, autocarri, truppe in formazione per istruzione e marce, e lo spostamento di quadrupedi e attendenti": c’est la guerre, anche quella fortunatamente mai combattuta.