DANIELE DE SALVO
Cronaca

Quando l’esercito "invase" la Valsassina

Partendo dai diari dello storico Orlandi uno studio ripercorre le fasi del piano per entrare in Svizzera finito nel nulla

Lo scrittore Mauro Suttora ha rispolverato i diari dello storico locale Andrea Orlandi

Pasturo (Lecco) - Benito Mussolini all’inizio della Seconda guerra mondiale era pronto ad invadere la Svizzera. L’assalto doveva partire anche dalla Valsassina con 10mila soldati pronti a muovere verso il Canton Ticino. L’operazione top secret si concluse però in nulla e ad essere invasa fu in realtà solo la Valsassina, trasformata in una sorta di campo estivo per militari. Che il ministro degli esteri italiano Galeazzo Ciano e il suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop si fossero accordati per spartirsi lo stato elvetico è storia. Poco o per nulla noti sono invece i retroscena che coinvolgono la Valsassina appunto. A rivelare i piani ci ha pensato il giornalista e scrittore milanese 61enne Mauro Suttora, che ha rispolverato i diari dello storico locale Andrea Orlandi, morto nel 1945 all’età di 75 anni.

Dalle ricerche emerge che nel giugno 1940, chiusa la partita con i francesi, 10mila fanti dell’11esima divisione Brennero invece che tornare in caserma a Bressanone furono dirottati in Valsassina: 2.500 a Pasturo, 3mila a Primaluna, 500 a Maggio e gli altri fra Ballabio, Introbio e Cremeno, con "gran movimento di soldati, carri, carrette, cavalli, autocarri, automobili, moto, biciclette, per dare o ricevere ordini, per trasportare viveri, foraggi, paglia, combustibili e altre cose necessarie", si legge nelle memorie dello storico. Il pane arrivava da Lecco ma veniva prodotto anche nei forni da campo tanto da essere buttato nel fiume dove poi i contadini lo raccattavano per nutrire i maiali. "L’attacco, al quale per tre mesi si preparano di nascosto queste migliaia di uomini in Valsassina, non avviene mai – racconta Mauro Suttora nel suo ultimo libro "Confini, storia e segreti delle nostre frontiere" in pubblicazione in questi giorni -. In realtà Benito Mussolini sta preparando l’invasione della Grecia del 28 ottobre 1940 e ha bisogno di uomini. Così la divisione Brennero viene spedita sul fronte greco. Invece di invadere la Svizzera, i fascisti invadono per novanta giorni estivi la Valsassina". La pacifica invasione ebbe tra il resto come conseguenza la temporanea occupazione di case e cascine trasformate in uffici, cucine e mense per ufficiali e la distruzione di boschi, pascoli e strade, rovinati "dall’andirivieni di cavalli, carri, autocarri, truppe in formazione per istruzione e marce, e lo spostamento di quadrupedi e attendenti": c’est la guerre, anche quella fortunatamente mai combattuta.