ANGELO PANZERI
Cronaca

Ferito nella sparatoria: dimesso dall’ospedale

Alfredo De Fazio, 50 anni, fratello della vittima dell’aggressione a Olginate è tornato a casa e ha raccontato quanto accaduto agli inquirenti

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di Angelo Panzeri

I familiari potranno recarsi in carcere e incontrare Stefano Valsecchi, imprenditore, 54 anni, reo confesso dell’omicidio di Salvatore De Fazio, 47 anni, di Olginate, e del ferimento del fratello Alfredo, 50 anni, avvenuto alle 13.30 del 13 settembre scorso in via Albegno a Olginate.

Il magistrato che coordina l’inchiesta, Paolo del Grosso, ha dato il via libera all’incontro nel carcere di Pescarenico. Ora l’avvocato Marcello Perillo, legale di fiducia di Stefano Valsecchi, definirà con la direttrice del carcere, e in base alle regole e prescrizioni sull’emergenza coronavirus, l’incontro in carcere.

Stefano Valsecchi, 54 anni, dopo otto giorni di latitanza, si è costituito, ora si trova nel carcere di Lecco, e durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Paolo Salvatore, l’imprenditore Stefano Valsecchi ha ammesso di aver sparato dopo essersi incontrato con i fratelli De Fazio per un chiarimento sul pestaggio del figlio Michele Valsecchi finito all’ospedale la notte precedente all’ospedale Manzoni di Lecco da parte dei figli di de Fazio. In precedenza in un’altra lite ad avere la peggio era stato uno dei giovani De Fazio.

Gli inquirenti stanno ricostruendo nei dettagli quanto accaduto in via Santa Maria la Vite a Olginate. Stefano Valsecchi ha sostenuto che non ci sarebbero stati altri motivi di contrasto se non questioni tra i ragazzi, raccontando di essersi presentato armato, con una pistola a suo dire trovata in un cantiere e poi gettata nel fiume Adda, temendo di trovarsi di fronte più persone. "Ero arrabbiato, sono andato per un chiarimento forte", ha detto nell’interrogatorio di garanza Stefano Valsecchi. Ha poi aggiunto di non aver avuto intenzione di uccidere e di non aver sparato alcun "colpo di grazia".

Nell’agguato è riuscito a salvarsi Alfredo De Fazio, colpito alla mandibola da un colpo di pistola. È fuggito, trovando rifugio in una casa a poca distanza dal luogo dell’agguato. Venne trasportato prima all’ospedale di Circolo di Varese e successivamente al Sant’Anna di Como dove è stato dimesso nella giornata di ieri. E’ già stato sentito dagli inquirenti e il 50enne ha ricostruito nei dettagli quanto accaduto alle 13.30 del 13 settembre. Per chiudere la fase preliminare delle indagini si attende l’esito dell’autopsia eseguita all’obitorio dell’ospedale Manzoni del anatomopatologo Paolo Tricomi.