Merate (Lecco), 15 dicembre 2024 – Rischiare di diventare cieco per lavoro. In un ospedale, il tempio della salute, dove le persone si dovrebbero curare, soprattutto le più fragili. Una contraddizione in termini, un controsenso, anzi, una vicenda di una gravità assoluta. Eppure. È quello che è successo a Franco Martignetti, operatore socio-sanitario di 51 anni, dal 2020 in servizio nel reparto di Pneumologia del Mandic di Merate, gestito dagli operatori dell’Inrca, Istituto nazionale di cura e ricovero con casa madre ad Ancona, di cui è dipendente. Poco dopo essere stato reclutato, Franco purtroppo si è ammalato di una grave malattia agli occhi. È stato l’inizio di un incubo, personale e professionale. È stato sottoposto a 12 interventi, ha perso l’uso della vista dell’occhio sinistro e adesso potrebbe succedergli lo stesso all’occhio destro. Per evitare di diventare totalmente cieco non può più spostare nulla e nessuno che pesi più di 7 kg e deve utilizzare sollevatori per movimentare i pazienti, tra l’altro mai da solo: altrimenti, gli sforzi prolunganti nel tempo, gli danneggerebbero pure la retina destra. È tutto certificato, tutto scritto, tutto indicato da diversi medici del lavoro, che per Franco hanno elaborato un apposito piano di lavoro e prescritto l’utilizzo obbligatorio di dispositivi di protezione individuale. Piano personalizzato che però non è stato applicato e dispositivi che non gli sono stati forniti, nemmeno i più basilari come calzature idonee, con il terrore quotidiano per l’uomo di non vederci più, nonostante i ripetuti appelli ai suoi responsabili. Per ottenere giustizia e rispetto ha dovuto ricorrere in tribunale. Nei giorni scorsi il verdetto: “ordina... il rispetto del peso nella movimentazione dei carichi inferiori ai 7 chili” e “condanna l’Inrca” è la sentenza del giudice Federica Trovò del tribunale di Lecco. L’oss dunque ha vinto, il piano di lavoro individuale ora viene rispettato alla lettera e, dopo il ricorso in tribunale, i dispositivi di protezione gli sono stati consegnati.
“È stato un percorso lungo, triste dal punto di vista psicologico e dispendioso dal punto di vista economico – confida Franco -. Portare davanti a un giudice i responsabili dell’azienda per la quale lavori, non è stato un passo né semplice né indolore”.