
Giordana Bonacina, la “Maestra Giò“, 54 anni, docente da 30: insegna in quarta elementare a Lierna
Mandello del Lario (Lecco) – Si chiama Giordana Bonacina, ma per tutti è la Maestra Giò, con la M maiuscola. La Maestra Giò, ha 54 anni, da 30 è insegnante. Abita a Mandello e insegna a Lierna, sempre sul lago di Como, in quarta elementare. È candidata al premio “Docente dell’anno“ perché oltre a insegnare a leggere, scrivere e fare di conto, insegna ai bambini a proteggersi dai bulli e non diventare bulli, anche in Rete. Una vera e propria missione (non solo a scuola) intrapresa perché quando era piccola è stata bullizzata e non vuole che succeda lo stesso ad altri bambini.
Maestra Giò cosa l’è successo quando era un’alunna?
“Avevo tra i 10 e gli undici anni, ero stata presa di mira da alcuni ragazzini più grandi del paese. Mi obbligavano a correre fino a stare male, a “fare il cane“, a cantare in piazza per prendermi in giro... Non potevo raccontare nulla a nessuno perché mi minacciavano: avrebbero raccontato in giro che ero io andavo con loro e non volevo far soffrire i miei genitori. Un pomeriggio di novembre del 1981 mi hanno anche spinto nel lago”.
Come ha reagito?
“Mi sono detta che era uno schifo di vita, ho spento il cervello e volevo lasciarmi morire nell’acqua. Ma ho pensato a mia mamma, l’ho vista che piangeva... Non avrei mai potuto provocarle così tanto dolore. In quel momento ho deciso che non potevo più continuare a subire”.
Per questo è diventata maestra?
“Sì, è una scelta che ho maturato fin da piccola, quando giocavo a insegnare ai pupazzetti. Poi, crescendo, ho realizzato che la scuola mi avrebbe permesso di proteggere i bambini ed evitare che subissero quello che ho passato io. Mi ha permesso di trasformare in positivo qualcosa di brutto. Ho studiato molto, ho acquisto qualifiche, ho elaborato progetti nuovi come il patentino per lo smartphone, e ho scritto due libri per raccontare la mia storia. È stato difficile e lo è pure adesso, solo chi affronta certe esperienze può capire”.
Rispetto a quando lei era bambina qualcosa è cambiato?
“Certo. Ai miei tempi non si sapeva nemmeno cosa fosse il bullismo. Ora c’è molta più sensibilità. Ma anche più fragilità. La mia generazione è cresciuta in strada, abbiamo dovuto imparare a cavarcela da soli. Adesso l’eccessiva protezione porta ad essere più fragili”.
Si aspettava di essere candidata a diventare docente dell’anno?
“No, ma visto che sono in ballo, me la voglio giocare. Non per me né per apparire, semmai per poter continuare ancora di più e ancora meglio a stare vicino a tanti bambini e proteggerli. E perché no? Anche per aiutare gli adulti che come me sono stati bullizzati e non sono riusciti a fare i conti con il loro passato”.