DANIELE DE SALVO
Cronaca

Il gregge sterminato a Galbiate, l’allevatore Mauro Farina: “Era tutta la mia vita. Sospetto azioni per invidia o fastidio”

La disperazione del 36enne di Molteno che ha perso capre e pecore: “Collasso economico, ma mi hanno colpito soprattutto nel morale. Per gli animali ho rinunciato al posto fisso in fabbrica e seguito le orme di mio papà”

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L’area dove sono state ritrovate capre e pecore senza vita al pascolo sul Monte Baro

Galbiate (Lecco) – Cinquecento pecore e capre avvelenate, un gregge decimato, un’attività economica in ginocchio e un sogno distrutto. Sono le pecore, le capre, il gregge, l’azienda agricola e il sogno di Mauro Farina, allevatore e pastore di 36 anni di Molteno, a cui qualcuno ha sterminato quasi mezzo migliaio di capi di bestiame al pascolo sul Monte Barro. Chi, perché, con quali sostanze e modalità non si sa. E questi dubbi fanno ancora più male e paura.

“Quegli animali erano la mia vita – racconta Mauro, tra gli ultimi pastori in zona che ancora seguono i ritmi e le regole del rito antico della transumanza –. Per loro a 15 anni ho rinunciato al posto fisso in fabbrica e seguito le orme di mio papà e di mio nonno prima di lui. Ci vorranno parecchi soldi e tempo per ricostituire il gregge e rimetterci finanziariamente in piedi. Per il morale e lo spirito invece non penso sarà mai possibile ritrovarli. È un colpo troppo duro da affrontare: le pecore e le capre sono morte dal pomeriggio a sera, in poche ore”.

Mauro ha qualche sospetto sui possibili colpevoli: “O colleghi invidiosi – rivela –. Oppure qualcuno magari infastidito dalle mie bestie”. In mancanza di certezze preferisce tuttavia mantenere la cautela: “Aspettiamo comunque l’esito degli esami svolti sui campioni prelevati da alcune carcasse prima di trarre conclusioni”.

Per il responso però ci vorranno giorni, forse settimane, poiché i veterinari e i tossicologi dell’Istituto zooprofilattico di Sondrio che si stanno occupando degli accertamenti devono verificare a tutto campo, senza un minimo di elementi. Dai sintomi, pare abbastanza chiaro che si sia trattato appunto di un caso di avvelenamento di massa.

Solo che non sono state rinvenute esche, nonostante i cani antiveleno dei Forestali di Lecco le abbiano cercate a lungo, né sono stare riscontrate tracce di diserbanti piuttosto che fertilizzanti nocivi ed è stata esclusa una contaminazione delle falde acquifere. Il campo in cui brucavano capre e pecore inoltre sembra intonso.

Un’altra anomalia è che, oltre a pochi ovini e caprini, sono scampati alla mattanza pure un asino e un asinello al seguito. La mancanza di risposte spaventa, si teme che il pericolo sussista ancora, tanto che la secolare Sagra di San Michele, che risale al ‘600, in programma nel weekend vicino ai terreni dove si è verificata la strage, è stata annullata. “Abbiamo optato per la prudenza e la cautela”, spiega Paola Golfari, presidente del Parco regionale del Monte Barro.Speriamo non si tratti di un gesto doloso, ma di tragico incidente – auspica intanto il consigliere regionale lecchese Giacomo Zamperini, presidente della Commissione speciale Territori montani –. È triste se si pensa agli sforzi che ogni giorno compiono allevatori come Mauro per mantenere un’attività millenaria e importantissima come quella del pastoralismo”.