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I nuovi poveri e fragili: "Non cibo, manca la salute"

Brescia, alla Locanda San Giovanni di Dio sono accolte persone senza dimora. Sono italiani e stranieri che si sono ammalati a causa delle condizioni precarie.

I nuovi poveri e fragili: "Non cibo, manca la salute"

"Oggi può capitare di ritrovarsi in mezzo ad una strada: bastano qualche problema economico e una rete famigliare fragile". Lo sa Francesca Simonini, coordinatrice della Locanda San Giovanni di Dio, luogo che dal 1981 accoglie ospiti senza fissa dimora fornendo assistenza sanitaria e psichiatrica, in linea col carisma dei Fatebenefratelli, ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio. Rispetto a 40 anni fa, quando gli ospiti erano soprattutto bresciani clochard, oggi le storie sono molto varie, e riguardano anche immigrati, giovani, persone con patologie pschiche. "La fragilità si è modificata – racconta fra Gennaro Simarò, priore -. Oggi i nuovi poveri non si notano dall’aspetto, perché il cibo non manca, seppur non di qualità. Ma ci sono molti problemi di salute, che li portano ai margini. Poi ci sono gli invisibili, come i separati, che sono in condizioni di fragilità economica". I 20 posti della Locanda sono sempre pieni; ora 14 hanno problemi sanitari (peculiarità della Locanda è l’assistenza h24 per loro). Le liste d’attesa non si esauriscono mai.

"I percorsi di accoglienza – spiega Simonini – non durano meno di 6, 8 mesi, perché arrivano persone con situazioni molto compromesse". Attorno alla struttura ruotano 2 educatori, 20 volontari, 3 frati ed un decina di novizi. "C’è grande professionalità – sottolinea fra Angelo Sala – perché non si tratta di distribuire un boccone, ma di prendere in carico la persona". "Quello che facciamo – conferma fra Gennaro - non è mai carità: restituiamo il diritto alla dignità umana, in linea con il carisma dell’Ordine". Per questo l’esperienza di accoglienza dei richiedenti asilo (in un’altra struttura) è stata ridotta (da 300 ad una cinquantina) quando, con il taglio dei rimborsi, è diventato difficile fare integrazione. Nella Locanda, spazi e giornate sono organizzate per interagire con gli ospiti ed aiutarli a ricostruirsi un’autonomia. A gennaio pronta Casa Lucena: l’alloggio di co-housing avrà 4 posti per senza dimora con problemi di salute mentale. Se i bisogni aumentano, le risorse diminuiscono e quest’anno, per la prima volta, si farà un fundraising per la Locanda, in vista dell’emergenza freddo: un’occasione per far conoscere meglio questa realtà e le nuove povertà. Federica Pacella