Il futuro della Vismara dipende dai giudici della Corte di Cassazione. Ieri si sono riuniti gli ermellini della Suprema corte per stabilire se a sentenziare sulla procedura di concordato preventivo dell’emiliana Ferrarini, cui fa capo lo storico marchio brianzolo, debbano essere i giudici del Tribunale di Reggio Emilia oppure se il fascicolo debba passare di mano ai colleghi di Bologna. La sorte della Vismara e degli oltre 164 dipendenti che lavorano nello stabilimento di Cascina Sant’Anna è infatti legata a quella della casa madre Ferrarini: solo se quest’ultima verrà rilevata dalla cordata composta dal colosso valtellinese della bresaola Pini e da Amco verrà infatti mantenuta la produzione nel polo casatese, contrariamente alla proposta presentata dai vertici della cordata formata da Bonterre e Opas che prevede invece la dismissione immediata della fabbrica brianzola. "Bisogna superare questa situazione di stallo, per potere rapidamente procedere alla consultazione dei creditori e poi al lancio di un piano di investimenti - spiega Sido Bonfatti consulente legale di Ferrarini, una tra le più importanti realtà nel settore agroalimentare made in Italy di qualità con 320 dipendenti in Italia e 200 all’estero -. Il piano di ristrutturazione depositato presso il tribunale di Bologna prevede che all’esito dell’omologazione del concordato subentri nel capitale il gruppo Pini, primo gruppo italiano nella trasformazione di carni suine italiane, con Amco in veste di finanziatore supporting". Se così non sarà a rimetterci saranno appunto soprattutto i lavoratori della Vismara, di cui Ferrarini è il primo e principale cliente. Dopo un prolungato periodo di difficoltà, il primo trimestre del 2021 alla Vismara si è chiuso in attivo e l’obiettivo è raddoppiarne i volumi entro 12 mesi. D.D.S.
CronacaIl futuro della Vismara dipende dalla Cassazione