L’inesperienza, che a volte si traduce addirittura in bagni senza nemmeno saper nuotare, lo shock termico dovuto alla differenza tra la temperatura corporea e quella dell’acqua che può letteralmente paralizzare e i tuffi pericolosi. Sono le principali cause di annegamento, soprattutto nel lago di Como, un lago particolare, il cui fondale si inabissa a pochi metri dalla riva. "Meglio quindi indossare e utilizzare sempre giubbotti di salvataggio, specie quando si è al largo – consiglia Nicolò Bianchi, 30 anni, futuro medico, uno degli Opsa della Croce rossa di Lecco, gli Operatori polivalenti del Soccorso acquatico di Lecco, di cui indossa la divisa, anzi la muta dal 2015 -. Al contrario, è preferibile evitare materassini e gonfiabili, che possono anzi costituire un rischio quando si alza il vento".
Per evitare shock termici invece può aiutare "bagnarsi a pezzi ed entrare in acqua gradualmente, evitando tuffi di testa", prosegue l’opsa, mentre bisogna sfatare il mito della congestione dopo aver mangiato. Per evitare di sfracellarsi contro il fondale, il suggerimento salva-vita è infine quello di non "buttarsi da grandi altezze e di rispettare divieti e prescrizioni", prosegue l’esperto di soccorso in acqua, insieme al collega Alberto Guglielmo, 49 anni, da 30 Opsa, di cui è responsabile. Qualora si sgorga qualcuno in difficoltà in acqua occorre inoltre telefonare subito agli operatori del 112, il numero unico di emergenza, allertano subito i responsabili della Guardia costiera, i quali, a loro volta, mobilitano i soccorritori più qualificati a seconda dell’emergenza. D.D.S.