DANIELE SALVO
Cronaca

Lecco, un’infermiera al posto di tre in servizio all’ambulatorio

Per due settimane ha chiesto quotidianamente una mano ai suoi superiori senza ottenere alcun aiuto

Ospedale

Lecco -  Una infermiera al posto di tre. Succede all’ospedale di Lecco dove una sola infermiera in servizio in un ambulatorio di day hospital svolge il lavoro che fino al mese scorso affidato a tre. Dove siano finite le altre due con cui prima copriva i turni non si sa, quello che è certo è che da metà ottobre è rimasta lei sola ad occuparsi di tutte le mansioni che prima invece svolgevano in tre colleghe. Per due settimane ha chiesto quotidianamente una mano ai suoi superiori, nessuno tuttavia l’ha ascoltata, per questo si è rivolta ai rappresentanti sindacali e i rimpiazzi sono finalmente arrivati.

Anzi il rimpiazzo : al posto di due infermiere è arrivata infatti di supporto una sola persona, tra l’altro nemmeno una infermiera, ma una oss, che quindi non può svolgere i compiti riservati ad un infermiere, come effettuare prelievi di sangue o somministrare flebo. La oss prescelta soffre inoltre di limitazioni tanto da dover utilizzare una carrozzina per spostarsi, non propriamente il rinforzo ottimale in un ambulatorio che si sviluppa su due piani diversi e dove occorre spostarsi di continuo per distribuire farmaci, richiedere esami, ritirare referti e occuparsi di ricoveri quotidiani.

A denunciare la situazione surreale ma reale è Francesco Scorzelli, sindacalista della Rsu dei dipendenti in forze alla Asst lecchese e funzionario della segretaria regionale dell’Usb. "Abbiamo già chiesto ai responsabili della sicurezza di effettuare le verifiche", avverte. Oltre al sovraccarico di lavoro per l’unica infermiera rimasta potrebbero esserci infatti rischi per la oss costretta a salire e scendere da un piano all’altro e per i pazienti. "La situazione della sanità pubblica provinciale è allo sbando, a partire dall’ospedale di Lecco dove nessuno ormai vorrebbe più lavorare e da dove chi può scappa", prosegue il sindacalista. Prova ne sarebbe che una trentina di infermieri in forze al nosocomio del capoluogo hanno chiesto di migrare in massa al San Garardo di Monza e che all’ultimo concorso per reclutare quattro psichiatri si sono presentati appena in due e uno dei due non intenderebbe nemmeno più accettare l’incarico, "condannando", ancora alla serrata il reparto di Psichiatria del San Leopoldo Mandic di Merate chiuso ormai da mesi.