SERGIO PEREGO
Cronaca

Inter Club, la festa con Massimo e Bedy Moratti

La cena alla «Trattoria dei Cacciatori», da cinquant'anni sede del sodalizio intitolato al papà Angelo

Massimo Moratti

Imbersago, 15 marzo 2016 - Massimo e Bedy Moratti parteciperanno stasera alla grande festa che l’Inter Club di Imbersago, il più conosciuto della Brianza, ha organizzato per il 15 marzo alla «Trattoria dei Cacciatori». Da oltre cinquant’anni sede del Club intitolato al presidente Angelo Moratti. I duecentoquaranta tifosi iscritti si ritroveranno con la famiglia che, con i suoi diciotto scudetti, sette coccarde tricolori e due coppe campioni ha costruito gli anni migliori della storia nerazzurra. Da due anni il «dottor Massimo», come lo chiamano qui, ha ceduto la presidenza della squadra a Erick Thoir, ma in questi piccolo paese rivierasco dell’Adda i Moratti hanno la casa di famiglia.

Il club nerazzurro è diretto da Valentino Caimi, che ha sostituito Angelo Panzeri, presidente storico. Tanti sono gli anni trascorsi da 1964 quando Angelo Moratti, padre di Massimo ed indimenticato presidente della grande Inter, portò a Imbersago la prima Coppa Campioni. Quella che, con Helenio Herrera, nella finale di Vienna i nerazzurri avevano vinto battendo per 3 a 1 il Real. Alla festa per la vittoria il presidente aveva invitato anche un gruppo di giovanotti. Gli stessi con i quali, quando lasciava Milano per la Brianza, Massimo giocava a calcio sui prati di casa. Si chiamavano Paolo Codara, Luciano Miotti, Angelo Panzeri e Giovanni Codara. Quattro anni prima, nel piccolo paese rivierasco dell’Adda, quegli stessi ragazzi avevano fondato un Inter Club che tra i tifosi dell’ex Ambrosiana sarebbe diventato famoso. Da grande tifoso Paolo Codara aprì la sede dell’Inter Club alla «Trattoria dei Cacciatori». «I primi furono anni di grande passione sportiva - ricorda lo stesso Codara - Non c’era partita che non ci vedesse in curva con striscione e bandiera. A Vienna per la Coppa Campioni c’ero io, nè potevo mancare l’anno dopo a Milano. A Madrid c’era invece mio figlio Niccolò».