Colico (Lecco), 29 marzo 2025 – Una serie di errori che, messi in fila, uno dopo l’altro, il 16 marzo 2022 hanno provocato il disastro aereo sul Legnone e sopratutto la morte di Dave Ashely, ex pilota inglese della Raf di 49 anni. Una catena di procedure, prescrizioni e limitazioni di volo non rispettate, culminate nella perdita di controllo dell’aereo durante la fase finale di un looping, un giro della morte.
Quell’M 346, destinato al Turkmenistan, non era infatti ancora pronto per essere spinto fino a quel punto, perché gli apparati avionici e di navigazione per quella configurazione non erano stati ancora completamente installati.
Per questo quando l’ex top gun dell’Aeronautica militare Giampaolo Goattin, pilota collaudatore di 55 anni che era il capoequipaggio, ha compiuto la manovra proibita, non sono né scattati i segnali di allarme per avvisarlo del pericolo, né sono entrati in funzioni i correttivi automatici per impedire che il jet andasse in stallo e precipitasse. Proprio perché non ancora completo il velivolo non avrebbe nemmeno dovuto essere utilizzato per insegnare al pilota poi morto a pilotarlo affinché a sua volta addestrasse i piloti turkmeni.
Il procuratore capo di Lecco Ezio Domenico Basso, che ha coordinato e svolto personalmente le indagini ora concluse sull’incidente, ha lasciato inoltre intendere che il pilota collaudatore italiano non sarebbe stato abilitato ad addestrare il collega inglese. Un evento unico comunque per la sua dinamica “Si è verificata una concatenazione di circostanze che hanno portato al disastro aviatorio che non si è mai verificata prima”, conferma il procuratore capo. Significa che quel disastro non sarebbe mai potuto avvenire prima. E nemmeno ripetersi dopo. Oltre alla due inchieste, svolte una dai magistrati lecchesi e la seconda dagli speciali dell’Enav, che è l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, sono stati avviati pure accertamenti interni alla Leonardo, per verificare tutte le procedure di sicurezza definite “robuste”.