Lecco - L’aereo che stavano pilotando ha smesso all’improvviso di funzionare, diventando ingovernabile, forse per una tempesta solare. A fatica i due piloti, facendo leva a forza sulle cloche, sono riusciti solo a manovrare i flap e gli stabilizzatori di coda per indirizzare il velivolo verso una zona disabitata in modo da evitare una possibile catastrofe.
Una volta diretti verso il fianco della montagna hanno avuto solo il tempo di tirare la maniglia tra le loro gambe per azionare il meccanismo di espulsione d’emergenza dei seggiolini eiettabili, pochi secondi prima dello schianto. Il collaudatore Gianpaolo Goattin, top gun italiano di 53 anni che era al comando dell’M346 e sedeva nella parte posteriore del cockpit, si è salvato; l’ex formatore inglese della Raf di 49anni David Ashley che invece era seduto nella parte anteriore della cabina di pilotaggio, invece no, è finito sulle rocce senza che il suo paracadute rallentasse la caduta ed è morto.
In base all’analisi dei primi dati estrapolati dalle scatole nere del piccolo addestratore militare che a metà marzo si è schiantato sul versante Nord del Legnone, il disastro sarebbe stato provocato da un’avaria, un blackout improvviso e completo dei sistemi elettronici dell’apparecchio, che senza apparati informatici non è in grado di volare.
Gli accertamenti sono comunque ancora in corso, perché il tenente colonnello dell’Aeronautica militare italiana Filippo Zuffada, scelto come superconsulente per supportare il magistrato incaricato del caso Andrea Figoni, non ha ancora depositato la sua perizia.
"Al momento non ci sono indagati, non sono stati notificati avvisi di garanzia e l’indagine in corso resta contro ignoti - spiega il procuratore capo della Procura delle Repubblica di Lecco Ezio Domenico Basso -. Ci sono solo parti lese". Cioè vittime.
Sono la moglie e i due giovani figli del pilota inglese morto; il collaudatore italiano che si è completamente ristabilito ma che al momento risulta venga lasciato a terra e non abbia ancora ricominciato a volare; i vertici della Leonardo, il gioiello dell’industria aerospaziale e della difesa tricolore che produce il jet made in Italy da 20 milioni di dollari.
Se l’ipotesi venisse confermare questi ultimi potrebbero passare da parti offese a indagati. Lo spegnimento dei dispositivi avionici potrebbe aver riguardato soprattutto il sistema fly-by-wire, che è il sistema di pilotaggio digitale. Sarebbe stata probabilmente la prima volta di un avaria tanto grave ad un M346, perché non risultano che aerei dello stesso modello, ormai non più nuovo, siano stati coinvolti in precedenza in incidenti di rilievo.
A scatenare il blackout out a bordo potrebbe magari essere stata una tempesta geomagnetica in atto a cominciare da quel giorno, tra le più intense degli ultimi anni, sebbene non siano state registrate altre interferenze.