"Ma non ti vergogni? Devi solo vergognarti. Vi siete anche filmati". Poi lo sputo, dritto in faccia. Incontro ravvicinato ieri mattina tra Artur Alcani, il papà di Jenny, la ragazzina di 13 anni di Lecco morta dopo un’agonia di sei giorni di coma irreversibile in seguito ad uno schianto in macchina a tutta velocità contro un parapetto in cemento, e Massimo, il 22enne che guidava l’auto. I due si sono incrociati in tribunale a Lecco, al termine dell’udienza preliminare convocata ieri per decidere sulla richiesta di arrestare ai domiciliari il 22enne.
"Mi spiace, mi spiace, mi spiace" ha risposto Massimo con un filo di voce, senza riuscire nemmeno a guardare in faccia il papà di Jenny, per il dolore e le vergogna certo, ma anche per non esasperare ulteriormente gli animi e non provocare Artur, un cittadino albanese di 38 anni con precedenti, a cui tra l’altro era stata revocata la genitorialità sulla figlia, affidata solo a mamma Graziella. A chiedere al gip Salvatore Catalano i domiciliari per Massimo, a distanza di ormai tre settimane dall’incidente e di due dalla morte di Jenny, è stato il procuratore capo della Repubblica Ezio Domenico Basso. Il legale di fiducia di Massimo, l’avvocato Marco Possenti si è opposto: secondo lui mancano i presupposti. Non c’è nemmeno più il rischio che Massimo possa provocare di nuovo incidenti, perché la patente gli è stata sospesa dal prefetto, sebbene solo dopo la querela presentata dai genitori di Jenny e lo scandalo esploso sui media perché lasciato libero di guidare nonostante quanto accaduto. In alternativa l’avvocato ha chiesto una misura meno pesante rispetto ai domiciliari. Il gip Salvatore Catalano si è riservato di decidere. Durante l’udienza Massimo ha risposto a tutte le domande e ripercorso quanto accaduto: l’uscita a notte fonda con Jenny con il pretesto di restituirle una paio di scarpe con i tacchi nonostante lei non avesse chiesto il permesso alla mamma; il giro al Mc a Garlate; le bottiglie di birra e di amaro a 35° scolate; la corsa a 150 all’ora lungo la Statale 36 e la Sp 72; i video girati e postati in rete da Michele, l’amico di 19 anni di Malgrate, il terzo in auto pochi minuti e poche centinaia di metri prima dello schianto; infine l’incidente. "Non mi ero accorto di andare così veloce", ha spiegato Massimo, che come Michele, grazie agli airbag e alle cinture si è salvato, mentre Jenny no.
Daniele De Salvo