Merate (Lecco) – La cicogna, di questo passo, non troverà più nessuno ad accoglierla e non potrà più portare neonati all’ospedale di Merate. Dopo l’abbandono da parte degli ex storici primario e aiuto primario durante l’estate del 2022, l’altro ieri ha annunciato che lascerà la guida del reparto di Ostetricia e Ginecologia del San Leopoldo Mandic anche la primaria facente funzioni Tiziana Dell’Anna. Non ha rinunciato solo al ruolo di direttrice della struttura, incarico affidatole lo scorso novembre: ha infatti rassegnato le dimissioni come camice bianco dell’Asst di Lecco, di cui era dipendente dal 2007.
Se n’è andata dopo una serie di litigate con il direttore generale della sanità provinciale Paolo Favini, a cui a dicembre scade il mandato, e dei suoi più stretti collaboratori. Lei avrebbe chiesto di ratificare la chiusura del Punto nascite del presidio meratese, dove da ormai tre anni non viene raggiunta nemmeno lontanamente la soglia minima di sicurezza dei 500 parti prevista per legge, a maggio era morta durante un cesareo d’urgenza una neonata all’ottavo mese di gestazione e dove non ci sarebbero né pediatri né rianimatori specialisti in Rianimazione neonatale pronti a intervenire in caso di urgenze. Il dg, però, non ne vuole sentire parlare, non nell’imminenza di una sua possibile riconferma a capo dell’Asst lecchese e alla vigilia delle elezioni europee.
La chiusura del Punto nascita del San Leopoldo Mandic potrebbe infatti innescare l’inizio della fine di tutto l’ospedale. Tiziana Dell’Anna, 47 anni, era tra l’altro tra i pochi candidati, se non l’unico, in lizza per diventare primario strutturato di Ginecologia e Ostetricia di Merate. Altri primari, a cui le alternative non mancano di certo, potrebbero seguire il suo esempio e quello del collega di Oculistica di Lecco che, a giugno, ha levato le tende insieme ad altri 4 suoi medici. Lascia, inoltre, l’incarico pure un’altra figura apicale dell’Asst lecchese, la direttrice aziendale delle professioni sanitarie e sociosanitarie Katia Rusconi. Sebbene interpellati in merito, al momento i vertici della sanità pubblica lecchese non hanno al momento rilasciato dichiarazioni, né commenti sulla situazione.