Era ricercato a livello internazionale dopo essere fuggito dagli arresti domiciliari che stava scontando in Italia per una condanna a dieci anni dovuta a una truffa da 200mila euro. Nelle scorse ore l’uomo è stato arrestato nel bresciano, mentre si nascondeva nel bunker di una villa di proprietà di una cittadina tedesca, come lui. Un cittadino tedesco latitante da due anni è stato arrestato a Brescia dalla Polizia di Stato. Su di lui pendeva un mandato d’arresto europeo emesso dalla Germania. L’indagine è scaturita da una richiesta di cooperazione internazionale di polizia da parte delle autorità tedesche, per la quale è stata interessata la Sezione operativa per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale di Brescia. Gli accertamenti tecnici esperiti dagli 007 del Servizio Polizia Postale, tra i più esperti in Italia nel trattare reati informatici, hanno portato alla localizzazione dell’abitazione da cui era stata effettuata una connessione per l’accesso alla casella email in uso al ricercato. È risultato che l’uomo inviava mail dal bresciano e nello specifico da una lussuosa villa, di proprietà di una connazionale.
Durante la perquisizione dell’abitazione gli agenti hanno trovato il ricercato, che era nascosto in un bunker sotterraneo della villa, "un piccolo locale di ridotte dimensioni, scarsamente illuminato e protetto da una moltitudine di telecamere dove viveva in condizioni igieniche precarie tra sporcizia e avanzi di cibo" riferiscono gli inquirenti. Nei guai anche la proprietaria della villa, indagata del reato di favoreggiamento personale proprio in considerazione degli evidenti rapporti di complicità con il ricercato il quale era pure evaso dagli arresti. La posizione della donna sarà comunque da chiarire, così come quella dell’uomo. Le forze dell’ordine cercheranno di capire come il latitante sia arrivato alla dimora della signora tedesca e da quanto tempo si trovasse lì, dove evidentemente viveva non solamente nel pertugio sotterraneo ma frequentava anche il primo piano, arredato in modo elegante, che va a stridere con le condizioni del bunker di emergenza. I due erano certamente consapevoli della possibilità di controlli da parte delle forze dell’ordine e dunque organizzati a reagire.