
I lavoratori della Grattarola davanti al tribunale
Cortenova, 9 giugno 2016 - Una storica azienda, la Grattarola, che per anni è stata uno dei marchi più prestigiosi del made in Valsassina. Fine ingloriosa invece quella dello storico mobilificio di Cortenova specializzato in cucine di alta gamma in legno massello, che negli anni del boom era arrivato ad occupare quasi duecento dipendenti. Nel luglio 2013 il fallimento decretato dal tribunale di Lecco a fronte di un bilancio più che dissestato: un milione e 800mila euro il solo «buco» accertato dal curatore fallimentare, il commercialista Filippo Redaelli di Oggiono, a cui si aggiungerebbe un’esposizione debitoria quantificata in poco più di 12 milioni di euro (bilancio 2012).
Bancarotta fraudolenta e frode fiscale le ipotesi di reato paventate nell’inchiesta scaturita dal crac e approdata ieri davanti al giudice Paolo Salvatore, il quale ha ritenuto più che sufficiente il quado accusatorio prodotto dal sostituto Paolo Del Grosso. Per questo motivo sono stati rinviati a giudizio Pierantonio Valsecchi, 73 anni e il figlio Marco, 42 (quest’ultimo per il solo reato di bancarotta): il procecesso a loro carico si aprirà il 27 ottobre prossimo davanti al collegio presieduto dal giudice Enrico Manzi. Valsecchi, ex sindaco di Barzio, era entrato in azienda nel 2007 mentre al fondatore dell’azienda (Riccardo Grattarola) era rimastoa una quota marginale venduta definitivamente l’anno successivo (2008), quando il mobilificio risulta posseduto al 25% da Pierantonio Valsecchi e per la restante parte da una holding ancora riconducibile a lui stesso. Un passato da bancario - aveva contribuito a far crescere la Cassa depositi e prestiti di via Adamello, a Lecco, poi aveva allacciato contatti con il Credito Valtellinese e infine sponsorizzato la fusione tra Bcc Cremeno e Bcc Premana - Valsecchi avrebbe beneficiato di ingenti finanziamenti bancari non per rilanciare l’azienda ma per scopi poco chiari. Almeno così pensa la Procura.