"La vita non è un video postato sui social, non è un reel che ricomincia sempre da capo". È il monito del prevosto di Lecco monsignor Bortolo Uberti rivolto ai tanti amici e compagni che ieri hanno partecipato al funerale di Jennifer Alcani, la tredicenne che giovedì è morta dopo 7 giorni di coma, in seguito ad un incidente stradale avvenuto all’alba di venerdì della passata settimana sulla Sp 72 ad Abbadia Lariana. "Non pensate che a voi andrà necessariamente bene, perché fareste un torto a Jenny. – le parole del sacerdote alle decine di ragazze e ragazzi che ieri pomeriggio hanno affollato la basilica di San Nicolò e il sagrato della chiesa per l’estremo saluto con una cerimonia mista cattolica e islamica per rispetto delle origini albanesi dei familiari di Jenny -. All’età di Jenny la vita sembra immortale. La vita è unica, la dovete custodire, la dovete rendere meravigliosa. La felicità non sta nell’apparenza, nei follower, nei like. Bisogna imparare a distinguere il reale dal virtuale. Vivete anche per lei". Il parroco si è rivolto pure agli adulti: "Questa vicenda e il volto di Jenny parlano a tutti, oggi sentiamo il vero significato del proverbio "per educare un bambino ci vuole un intero villaggio". Jenny ci dice che una famiglia da sola può non bastare. È urgente che si crei un’alleanza tra famiglie, scuole, comunità per accompagnare questi ragazzi".
Un’alleanza che, nonostante l’impegno di tanti, purtroppo non è bastata a proteggere Jenny: le assenze da scuola che le erano costate due volte la bocciatura; la revoca della genitorialità al padre; l’uscita di nascosto da casa all’una di notte all’insaputa della madre per una nottata fuori con Massimo F. e Michele, 22 anni di Lecco il primo, 19 di Malgrate il secondo, due dei tanti "amici" tramite i social che conosceva appena. Dovevano solo mangiare un panino al Mc di Garlate, poi sono spuntate le bottiglie di birra e di amaro e hanno deciso di girare senza meta, avanti indietro sul lago, sulla Bmw di Michele che però guidava Massimo nonostante fosse pure lui ubriaco. Jenny era dietro, senza cintura. Alle 5.01 lo schianto. Massimo e Michele sono sopravvissuti. Jenny no. Ora Massimo è indagato per omicidio stradale. "Io so che continui ad esserci, che non mi hai lasciato, che mi proteggi", è l’ultimo saluto della madre.