
Festa davanti alla storia fabbrica
Mandello (Lecco), 8 settembre 2019 - Un amore che dura nel tempo, nei decenni, anzi si tramanda di padre in figlio. Il popolo dei guzzisti si è ritrovato al tradizionale motoraduno, con la tappa alla storica azienda di Mandello, alla galleria del vento e al museo che racchiude quasi un secolo di storia. «Qui sono di casa - racconta Georg Stenglei, 66 anni, giunto dalla Germania in sella ad un Galletto Guzzi -. Da anni partecipo al motoraduno ed è una grande festa». Georg Stenglei è applaudito dal popolo dei guzzisti. «Per noi - sostiene un gruppo di mandellesi - quel signore in sella a un Galletto è il simbolo della Moto Guzzi nel mondo». Poco più in là c’è un australiano, 60 anni appena compiuti - che nel suo viaggio tra Italia ed Europa ha inserito la tappa al raduno della Guzzi. «Ne ho sentito parlare e visto foto dei precedenti raduni - spiega -, così quest’anno ho scelto di parteciparvi e sono soddisfattissimo». Lo sguardo del popolo dei guzzisti che in fila indiana entrano nella fabbrica di via Parodi è su quelle foto che documentano la nascita e sviluppo di una delle case motociclistiche più conosciute al mondo. Migliaia di persone hanno raggiunto la località lariana per l’Open House. «Per noi – sostiene un gruppo giunto da Venezia - è un segno di appartenenza a una casa motociclistica, tra l’altro simbolo d’Italia». Fondata nel marzo 1921 da Carlo Guzzi, ora di proprietà del gruppo Piaggo, negli anni ’50 a Mandello in ogni famiglia c’era almeno una persona che lavorava alla Guzzi. «Lì - osserva Andrea Locatelli, 43 anni, di Mandello Lario - ha lavorato mio nonno e quand’ero piccolo mi raccontava come venivano costruite». In sella a un Gtv due cilindri Guzzi del 1936 Osvaldo Falzinella, 57 anni, valsassinese ricorda i legami con la Guzzi della sua famiglia. L’attenzione di chi partecipa al motoraduno non è solo per il Museo e la Galleria del vento che all’inizio degli anni ’50 costituì un’avanguardia mondiale nello studio aerodinamico applicato alle moto, ma soprattutto alla linea di assemblaggio motori. «Sono curiosa - commenta Alessandra Mojana, 30 anni, comasca, mentre attende il suo turno - di capire come viene costruita una moto Guzzi». La crisi, l’avvento di nuovi marchi e case motociclistiche a livello mondiale non hanno scalfito il mito. Foto, immagini in bianco e nero degli anni ’50 e ’60, ma anche gli stemmi della Guzzi vanno a ruba. «Sono in contratto con amici francesi, tedeschi e svizzeri che ho conosciuto negli anni scorsi a Mandello - conclude Massimo Serati, 50 anni, di Abbiategrasso - e il ritrovo è qui davanti alla Guzzi». Un mito, un simbolo, per alcuni è anche la «Mecca», l’open house 2019 conferma che la Guzzi resiste nel tempo, unisce più generazioni e si conferma un riferimento anche per motociclisti stranieri.