FEDERICO MAGNI
Cronaca

L’omaggio a Mario Conti, lo scalatore scomparso nel nulla. In Patagonia una via intitolata a “Zenin”

L’ultima impresa dei ragni lecchesi Luca Schiera e Paolo Marazzi dedicata al Maglione rosso sulla vetta del Nora Oeste in Cile

I due ragni lecchesi in Patagonia

Lecco, 30 dicembre 2012 – Un’immensa cresta che taglia il cielo della Patagonia cilena ricorderà per sempre Mario Conti, il “ragno” uscito un giorno a camminare sulle montagne sopra casa, in Valtellina, e tuttora disperso. È l’omaggio dei Ragni di Lecco a una delle loro figure di spicco, a 50 anni esatti dall’impresa sul Cerro Torre. Luca Schiera e Paolo Marazzi, hanno chiamato “Zenin“ (il soprannome di Mario Conti) la nuova via che sono riusciti ad aprire sul Cerro Nora Oeste, un muraglione di roccia e ghiaccio che si innalza dallo Hielo Norte, il ghiacciaio più grande al mondo dopo i Poli.

“Eravamo già in Patagonia quando ci è arrivata la notizia. Siamo rimasti spaesati. Non sapevamo cosa fare. Poi abbiamo pensato che sarebbe stato bello dedicare a lui questa avventura", spiega Luca Schiera, che è il presidente del gruppo alpinistico. Una montagna inviolata, un mare di incognite: il loro è un alpinismo in cui i gradi contano poco e ogni passo dell’avvicinamento è già una conquista. Pura esplorazione. Da quelle parti Schiera e Marazzi ci sono tornati più volte e ci sono montagne a cui hanno anche dato un nome.

Come avete scovato questa cima su cui non era mai salito nessuno?

"L’avevamo vista nel 2020 quando stavamo provando a raggiungere un’altra parete. Avevamo visto questo muro enorme. Faceva impressione ed eravamo distanti più di 40 chilometri".

Ne è uscita una via di circa 900 metri su roccia e ghiaccio. Quante possibilità avevate di riuscire a salire in cima?

"Stavamo per tornare a casa senza nemmeno provarci. È stato un tentativo. D’estate di solito le pareti presentano solo roccia e invece abbiamo scalato su “funghi“ di neve. Quando siamo arrivati al cospetto della montagna abbiamo visto che le vie di ghiaccio erano esposte a seracchi enormi. Abbiamo aggirato la montagna per andare a vedere il lato Nord ed era in condizioni pessime. Non vedevamo possibilità. Così abbiamo provato sullo spigolo Ovest. E lì è successo qualcosa di magico, qualcosa che non avviene mai quando si scala una montagna enorme come quella: a un certo punto ci siamo stupiti di essere veloci e già molto in alto. Potevamo farcela".

Quanto è stato impegnativo l’avvicinamento questa volta?

"Ci sono voluti otto giorni solo per raggiungere la montagna. Il nono giorno è stato quello della scalata".

Che ambiente è quello dello Hielo Norte?

"Lascia senza fiato. È un luogo diverso da tutti quelli a cui siamo abituati. Quasi lunare, una distesa bianca contornata da cime a perdita d’occhio. Siamo stati lì diverse volte e la sensazione è sempre la stessa, è come se fosse sempre la prima. Oltretutto arrivarci da qualsiasi luogo è complicatissimo e scomodo. Bisogna attraversare boschi fitti cercando di non perdersi, torrenti e laghi. Se fai un errore perdi giornate intere e se perdi un giorno magari la finestra di bel tempo per riuscire a scalare è già passata".

Un bel risultato per i Ragni che portano avanti una tradizione alpinistica lunga quasi 80 anni. Mario Conti è uno dei grandi protagonisti di quell’epopea, di casa fra le pareti della Patagonia, compagno e punto di riferimento per tanti alpinisti del gruppo in decenni di avventure sulle montagne di mezzo mondo. Carattere schivo e grande determinazione faceva parte di quegli alpinisti-esploratori che si sono forgiati sulle Grigne seguendo le orme di Cassin e compagni. La spedizione di Schiera e Marazzi è sostenuta dal Cai, che quest’anno festeggia anche i 150 anni della sezione lecchese (intitolata a Riccardo Cassin) dei quali i Ragni fanno parte.