Introbio (Lecco), 7 dicembre 2024 – Maurizio si è fermato, con il fiato corto e la fronte imperlata di gocce di sudore. Si è portato una mano alla gola, come per allargare il collo della maglietta e riuscire a respirare, l'altra al petto per lenire la fitta che avvertiva. Ha subito realizzato quanto gli stava capitando, perché medico. Ha strabuzzato gli occhi indietro ed è svenuto, accasciandosi a terra.
Chi era con lui ha subito chiesto aiuto agli operatori del 112, il numero unico di emergenza urgenza, che a loro volta hanno allertato i soccorritori del Soccorso alpino della Valsassina e i soccorritori di Areu. Da terra si sono messi in marcia i volontari della squadra di Barzio, mentre dalla base di Caiolo sono decollati i soccorritori dell'eliambulanza di Sondrio. Qualcuno della comitiva di Maurizio intanto è corso avanti, fino al rifugio Buzzoni, dove erano diretti, per recuperare il dae, il defibrillatore semiautomatico.
È stato tutto inutile: Maurizio non si è più ripreso, è morto, stroncato da un malore fulminante lungo il sentiero. Maurizio Cristina aveva 68 anni, compiuti il 4 maggio scorso. Era milanese. Questa mattina stava raggiungendo il rifugio Buzzoni appunto, 1.590 metri di quota all’Alpe Mota nel comune di Introbio, un balcone naturale della Valsassina, alle pendici della Grigne. Con lui c'erano altri sei amici, come lui appassionati di montagna, la sua passione insieme alla musica. Maurizio era un medico, un gastroenterologo. Lavorava, tra il resto all'ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano. Insegnava anche Medicina e Infermieristica alla Statale.