DANIELE DE SALVO
Cronaca

Annino Mele, prima notte fuori cella

Detenuto da 30 anni era fra i capi dell’Anonima. Sarà ospite a Colico

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Colico, 25 giugno 2017 - Non dorme fuori da un carcere da trent’anni, da quando è stato arrestato definitivamente nel 1987. Ma venerdì Annino Mele, 66 anni, l’ex primula rossa dell’Anonima sequestri, trascorrerà, per la prima volta dal giorno della sua cattura, una notte come un qualsiasi uomo libero, in un letto di una stanza di casa, non sulla branda di una cella. Sarà ospite del 68enne Cecco Bellosi, uno dei responsabili della comunità “Il Gabbiano”. Non soggiornerà però nella struttura di Piona, ma a Olgiasca di Colico, dove abita l’amico. Già in diverse occasioni ha potuto beneficiare di permessi, ma solo per qualche ora, durante il giorno, poi la sera, ha sempre dovuto rientrare in prigione. Durante il soggiorno in riva al lago presenterà il suo ultimo libro, intitolato “Quando si vuole. Boschi, banditi, progetti e carcere”.

La presentazione si svolgerà all’agriturismo “Le radici dell’Alpe” di Blessagno, in Val d’Intelvi, sulla strada per Pigra, gestito da un sardo, come lui. Per Annino Mele si tratta di una sorta di ritorno al passato, non solo perché ha già avuto modo di presentare in zona altri suoi scritti, ma anche perché in fondo la fine della sua carriera criminale è cominciata proprio sul lago, dopo il rapimento del piccolo Davide Agrati di appena 8 anni alla fine del 1982, figlio del patron di quello che era il marchio di motociclette “Agrati Garelli” di Monticello Brianza, liberato poi a Lezzeno. Il capo dell’Anonima sarda, originario di Mamoiada, in provincia di Nuoro, nel cuore della Barbagia, è stato condannato a più di cent’anni di reclusione per un duplice omicidio e quattro sequestri di persona.

Il mese scorso i giudici della Cassazione hanno respinto il suo ricorso per trasformare l’ergastolo in una pena di trent’anni che ormai avrebbe già ampiamente scontato: i magistrati della Corte suprema tuttavia hanno confermato il carcere a vita. Attualmente è detenuto a Bollate, dove è stato trasferito di recente. Prima ha girato diversi penitenziari di massima sicurezza. È stato anche al Bassone di Como, dove, nel 1989 è scampato a un caffè alla stricnina, probabilmente per una faida.

Dopo 32 anni anni dietro le sbarre, 28 dei quali senza soluzione di continuità, la sua scheda personale è stata declassificata e il suo nome ha potuto così essere depennato dal regime di alta sicurezza. Durante il lungo periodo di detenzione non ha mai parlato, non ha mai accusato nessuno, non ha mai collaborato con inquirenti e investigatori. Si è semmai limitato solo a respingere alcune accuse, come quella mai provata secondo cui avrebbe elaborato un progetto per unire banditismo e terrorismo rosso. «Il sequestro di persona non paga», ha tuttavia ribadito in una delle sue poche dichiarazioni pubbliche, palesando che con la malavita barbaricina non ha ormai più alcune legame.

Proprio per il suo silenzio non ha nemmeno mai potuto beneficiare di misure alternative al carcere, nonostante la sua condotta irreprensibile, almeno fino a venerdì, quando potrà trascorrere una notte fuori dal carcere e riassaporare il sonno che dormono gli uomini liberi, anche se solo per una notte di mezza estate.